Il numero di contribuenti nati all’estero arriva nel 2022 a 4,31 milioni (+3,4 per cento rispetto all’anno precedente e +21,9 per cento rispetto a dieci anni prima). Toccano i massimi storici anche il volume di redditi dichiarati (64 miliardi, +9,3 per cento rispetto al 2020) e l’Irpef versata (9,6 miliardi, +14,8 per cento). Lo studio della Fondazione Moressa, l’istituto di ricerca creato e sostenuto dalla Cgia di Mestre, su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha analizzato le dichiarazioni dei redditi 2022 (anno d’imposta 2021) evidenziando la ripresa della componente immigrata, che arriva a toccare il massimo storico dopo il calo registrato durante la pandemia.

Tra i contribuenti nati all’estero, quasi la metà (45,5 per cento) ha dichiarato un reddito annuo inferiore a 10 mila euro. Tra i nati in Italia, in quella classe di reddito si attesta solo il 28 per cento dei contribuenti. Situazione opposta per i redditi più alti: appena l’11,7 per cento dei contribuenti nati all’estero si colloca nella fascia 25-50 mila, contro il 25,8 per cento dei nati in Italia. Nella fascia di reddito oltre 50 mila euro, infine, si colloca il 2,1 per cento dei nati all’estero, contro il 6,5 per cento dei nati in Italia. Complessivamente, i contribuenti nati all’estero rappresentano il 10,4 per cento del totale, con un’incidenza che oscilla tra il 3,5 per cento nella fascia di reddito sopra i 50 mila euro e il 15,8 per cento in quella sotto i 10 mila.

Il 15,3 per cento dei contribuenti nati all’estero è nato in Romania (658 mila). Seguono Albania (350 mila), Marocco (267 mila) e Cina (189 mila). La componente femminile si attesta al 44,5 per cento, con picchi molto più alti tra i paesi dell’Est Europa (Ucraina, Moldavia, Polonia) e dell’America Latina (Perù, Brasile).

Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Lazio. Mediamente i contribuenti stranieri rappresentano il 10,4 per cento del totale, ma nelle regioni del Centro-Nord i valori si alzano, superando il 14 per cento in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Il differenziale tra redditi tra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevato: mediamente, in Italia, un contribuente nato all’estero ha dichiarato 15.410 euro, 8 mila euro in meno rispetto ad un contribuente italiano. Il differenziale di reddito tra italiani e immigrati si ripercuote inevitabilmente sull’Irpef versata. Mediamente, ciascun contribuente immigrato ha versato 3.460 euro nel 2021, oltre 2 mila euro in meno rispetto alla media dei nati in Italia (5.650).

Secondo i ricercatori della Fondazione Leone Moressa, “nel 2022 il numero di contribuenti immigrati ha raggiunto il massimo storico, superando anche i livelli pre-Covid. Una ripresa che, oltre che nel mercato del lavoro, si concretizza in quasi 10 miliardi di Irpef versati nelle casse dello Stato. Lo scenario economico attuale, inoltre, ha evidenziato una carenza di manodopera legata alle dinamiche demografiche e al riassetto del mercato del lavoro, rendendo necessari nuovi ingressi di lavoratori immigrati. Ingressi che, come evidenziato anche dal Def 2023, porteranno benefici economici e fiscali a medio e lungo termine”.

Qui potete scaricare i dati dettagliati per Regioni e Province