Un progetto che nasce alla luce della missione che Refugees Welcome Italia ha portato avanti negli anni per l’accoglienza in famiglia di rifugiati in uscita dai percorsi di accoglienza: il mentoring è l’ultimo tratto del percorso per condurre all’autonomia giovani neo-maggiorenni migranti e rifugiati. Ne abbiamo parlato con Giorgio Baracco, alessandrino, responsabile fundraising e progettazione per Refugees Welcome Italia e project manager del progetto elaborato con Unicef.

“Ci siamo accorti che le famiglie accoglienti, oltre a fornire un tetto ai giovani, svolgevano già un ruolo di mentoring naturale, orientando i ragazzi e le ragazze verso nuove relazioni, aiutandoli a trovare lavoro e casa – spiega Baracco – abbiamo provato allora a costruire una linea di azione per una relazione significativa”.

Il progetto è nato a Palermo in quanto in Sicilia ci sono molti minori stranieri non accompagnati. “Nel 2019 è stata avviata la sperimentazione per i neo maggiorenni, della durata un anno, iniziando subito i rapporti con il garante cittadino per l’infanzia e l’adolescenza. Abbiamo unito le esigenze dell’accoglienza in famiglia a quelle della transizione all’età adulta per creare relazioni significative tra neo maggiorenni e un adulto di riferimento, necessità che emerge anche da ricerche effettuate da Unicef, Unhcr e Oim” dice ancora il project manager.

Il progetto, della durata minima di sei mesi, è stato replicato nel 2021 a Roma e Ravenna, due città dove era già sperimentata l’accoglienza in famiglia grazie ad un progetti Fami, nel 2022 a Torino e Milano. È stata fatta una formazione dedicata anche ad Aosta, Catania, Macerata e Bari.

Gli adulti selezionati per il ruolo di mentor devono avere almeno 25 anni mentre i giovani interessati ricadono nella fascia di età 18-21. È prevista una chiamata attraverso campagne lanciate sui social network. Le persone vengono selezionate con interviste approfondite per valutare le motivazioni, le competenze, la disponibilità di tempo, le passioni. Per scegliere i mentee si fa affidamento ai centri di accoglienza ma è molto efficace anche il passaparola tra i giovani. Successivamente si cerca di combinare in maniera armonica gli interessi delle persone. Questionari ex ante ed ex post valutano cosa è cambiato nel corso della relazione.

“Il modello di Refugees Welcome Italia prevede il ruolo del facilitatore in modo da non schiacciare la relazione in una dimensione privatistica, favorendo l’incontro anche con altre persone, dando un aiuto per i momenti di difficoltà con eventuali interventi. L’esperienza è molto gratificante ma assorbente: per funzionare ci deve essere un sostegno ” illustra Giorgio Baracco.

Le caratteristiche dei mentor sono eterogenee, ma c’è una prevalenza di donne e di persone nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni con una cultura medio-alta. Tutti effettuano una formazione obbligatoria sul ruolo che svolgeranno (tra i temi, il profilo generale dei giovani migranti, le questioni legali, amministrative e burocratiche che i giovani migranti si trovano ad affrontare, la relazione di mentoring).

“La relazione non finisce ma si trasforma, in genere rimane un’amicizia e una vicinanza, a volte nasce anche l’accoglienza in famiglia” conclude Baracco.

Refugees Welcome Italia promuove l’inclusione sociale di persone rifugiate e migranti attraverso una serie di attività che prevedono il coinvolgimento diretto dei cittadini e delle cittadine: accoglienza in famiglia e mentoring. All’elaborazione delle linee guida ha contribuito Unicef Italia.

Qui potete scaricare le linee guida

Coming of age. Il mentoring come strumento di inclusione per giovani con background migratorio (Fondazione Hapax, Refugees Welcome Italia, Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali)

Albo delle famiglie accoglienti (Comune di Ravenna in collaborazione con Refugees Welcome Ravenna, Agevolando e Cidas)