Foto: OIM Bangladesh 2025/Hossain Ahammod Masum 

Un nuovo rapporto dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, rivela che la maggior parte delle persone che muoiono durante le migrazioni non intraprendono viaggi pericolosi per scelta, ma per disperazione, fuggendo dall’insicurezza, da conflitti, da disastri e da altre crisi umanitarie.  

Dal 2014, oltre 52 mila persone sono morte nel tentativo di fuggire da Paesi colpiti da crisi, quasi tre quarti (72 per cento) di tutti i decessi di migranti registrati a livello globale durante questo periodo. Tra questi, oltre 39 mila persone sono morte in zone di crisi, spesso intrappolate in condizioni di insicurezza, e oltre 13.500 sono morte nel tentativo di fuggire da conflitti o disastri.  

“Questi numeri ci ricordano tragicamente che le persone rischiano la vita quando l’insicurezza, la mancanza di opportunità e altre pressioni le lasciano senza opzioni sicure o praticabili – ha dichiarato Amy Pope, direttore generale dell’Oim – Dobbiamo investire per creare stabilità e opportunità all’interno delle comunità, affinché la migrazione sia una scelta, non una necessità. E quando rimanere non è più possibile, dobbiamo lavorare insieme per consentire percorsi sicuri, legali e ordinati che proteggano le vite”.

Oltre la metà (54 per cento) di tutti i decessi di migranti registrati dal 2014 si è verificata in paesi colpiti da conflitti o disastri o nelle loro vicinanze. Ad esempio in Afghanistan, oltre 5.000 persone sono morte durante il viaggio, e tra queste migliaia di persone sono decedute durante la fuga dal Paese in seguito ai disordini politici del 2021. Tra la popolazione Rohingya del Myanmar, sono morte più di 3.100 persone, molte delle quali in naufragi o durante il viaggio verso il Bangladesh. Il Mediterraneo centrale resta la rotta migratoria più mortale al mondo, con circa 25 mila persone disperse in mare.  

“Troppo spesso, i migranti passano inosservati – ha affermato Julia Black, coordinatrice del Progetto Migranti Scomparsi dell’Oim e autrice del rapporto – E a causa delle lacune nei dati, soprattutto nelle zone di guerra e nelle aree colpite da calamità naturali, il bilancio reale delle vittime è probabilmente molto più alto di quello che abbiamo registrato”.  

L’Oim esorta gli Stati e i partner umanitari a collaborare per garantire che i migranti non siano esclusi dalle risposte alle crisi: “Ciò significa ampliare i percorsi legali, migliorare l’accesso agli aiuti e all’assistenza sanitaria e investire in sistemi di dati in grado di tracciare e proteggere meglio le persone a rischio”.