Foto: Eva Sibanda/Oim Gibuti 2023

Più di un terzo dei migranti deceduti la cui origine potrebbe essere identificata proviene da paesi in conflitto o con grandi popolazioni di rifugiati, un fatto che mette in evidenza i pericoli affrontati da coloro che tentano di fuggire senza percorsi sicuri.   

Tra i principali risultati del nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni c’è l’elevato numero di decessi non identificati. Più di due terzi dei migranti la cui morte è stata documentata rimangono non identificati. Ciò sottolinea la necessità di una raccolta dati e di processi di identificazione meglio coordinati per fornire notizie certe alle famiglie.  

“Nonostante le numerose vite perse le cui identità rimangono sconosciute, sappiamo che quasi 5.500 donne sono morte lungo le rotte migratorie negli ultimi dieci anni e il numero di bambini identificati è di quasi 3.500 – ha affermato Ugochi Daniels, vicedirettore generale per le operazioni dell’Oim – Il bilancio delle popolazioni vulnerabili e delle loro famiglie ci spinge a trasformare l’attenzione sui dati in azioni concrete”.  

Il rapporto, A Decade of Documenting Migrant Deaths , ripercorre gli ultimi dieci anni, con oltre 63 mila morti e sparizioni documentate durante la migrazione in quel periodo e più morti registrate nel 2023 rispetto a qualsiasi anno precedente. Queste cifre dimostrano l’urgente necessità di rafforzare le capacità di ricerca e salvataggio, di facilitare percorsi migratori sicuri e regolari e di azioni basate sull’evidenza per prevenire ulteriori perdite di vite umane. L’azione dovrebbe includere anche una cooperazione internazionale intensificata contro le reti di contrabbando e tratta senza scrupoli. 

Quando nel 2014 è iniziato il progetto Missing Migrants dell’Oim, le informazioni venivano raccolte quasi esclusivamente da articoli su un foglio di calcolo. Dieci anni dopo, la raccolta dei dati è migliorata notevolmente, ma la realtà dei migranti costretti a intraprendere rotte pericolose non è cambiata.  

Ad oggi, il Missing Migrants Project rimane l’unico database globale ad accesso aperto sulle morti e le sparizioni dei migranti, raccogliendo informazioni da fonti quali informatori chiave di governi, funzionari delle Nazioni Unite e organizzazioni della società civile.   

Clicca qui per il rapporto A Decade of Documenting Migrant Deaths