ph. Alessio Romenzi
Negli ultimi dieci anni sono arrivati via mare da soli in Italia 103.842 minori stranieri non accompagnati, prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma non di rado anche bambini, con una media di 15 mila presenze annue. Nonostante i minori non accompagnati siano quindi una presenza regolare nel nostro Paese, non sono mai nati i centri governativi di prima accoglienza previsti dalla legge e anche i Centri di Accoglienza Straordinaria, che dovrebbero rappresentare la soluzione di ultima istanza, contavano al 31 dicembre 2021 soltanto 519 posti. Sono i dati riportati da Save the children in base all’elaborazione congiunta tra Cruscotto statistico del Ministero dell’Interno e Atlante dei minori migranti 2017 della stessa ong.
Nel solo 2021 nei Paesi di ingresso Ue, Grecia, Italia (10.053), Bulgaria, Spagna, Cipro e Malta, sono stati registrati in arrivo 17.200 minori non accompagnati, che hanno rappresentato il 71 per cento di tutti i minorenni, che hanno fatto ingresso in Europa. Sempre nel 2021 Germania (73.245) e Francia (25.750) hanno registrato il maggior numero di richieste di asilo da parte di minori (anche in famiglia), in Italia le domande di minori sono state 11.569, di cui 3.257 di non accompagnati. Storie diverse l’una dall’altra, accomunate da viaggi impegnativi, spesso dolorosi, di attraversamento di frontiere, violenze, rapimenti, che nessun giovane dovrebbe conoscere mai, ma anche caratterizzate da forte determinazione, speranza e tenacia.
Secondo il rapporto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni, da inizio gennaio 2021 a fine ottobre 2022, 2.836 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale, tra le coste africane e l’Italia, molti di loro bambini, anche piccolissimi.
Negli ultimi 10 anni si è registrata una media annua di circa 15mila presenze di minori stranieri non accompagnati nel sistema italiano. Accanto a centri di prima accoglienza efficienti, a fruttuose collaborazioni tra istituzioni ed enti non profit che mettono i ragazzi e le ragazze in primo piano, si trovano anche situazioni di grave sovraffollamento, luoghi di primo sbarco dove si fatica persino a garantire pannolini, cibo adeguato e cure mediche ai bambini, in un continuo clima di tensione o ancora centri dove l’alto numero e turnover di adolescenti non consente di garantire alcuna progettualità di medio-lungo periodo.
Per cercare di fare chiarezza su questo sistema complesso, in continuo mutamento, dopo aver seguito la scorsa primavera le rotte dei ragazzi provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica alla frontiera Nord, il team di ricerca di Save the Children ha realizzato Il rapporto Nascosti in piena vista – Frontiera Sud, curato dal giornalista Daniele Biella, con il contributo del fotoreporter Alessio Romenzi. La ricerca è stata condotta nei mesi estivi del 2022, periodo dell’anno con più arrivi via mare, nei luoghi di sbarco, lungo le strade delle città e nei centri di prima accoglienza dei punti nevralgici della Calabria, della Sicilia e dell’isola di Lampedusa, punto di approdo con i numeri più alti di tutto il bacino europeo.
Il rapporto traccia diversi percorsi seguiti dai minori stranieri dopo lo sbarco, e in particolare esamina le condizioni della prima accoglienza, le criticità legate alla permanenza promiscua e prolungata dei più giovani negli hotspot, l’attesa del trasferimento nei centri e la permanenza nelle comunità. Si presentano le storie di minori che si allontanano per raggiungere una destinazione finale in un altro Paese europeo, esponendosi a nuovi rischi, e di quelli che intraprendono percorsi di integra-zione, se accolti in contesti favorevoli all’inclusione sociale ed educativa.
A partire dagli anni ‘90 il fenomeno della migrazione di minori non accompagnati in Italia ha assunto proporzioni più ampie e soprattutto ha visto cambiare le nazionalità prevalenti e le rotte migratorie, legate a fattori geopolitici. Dai Paesi dell’Est Europa, come Romania e Albania tra la fine degli anni ’90 e i primi del 2000, al grande esodo dei minori afghani, con l’inizio del conflitto nel 2001, riemerso con numeri rilevanti nel 2021. Le primavere arabe hanno portato sulle nostre coste e città moltissimi ragazzi egiziani e tunisini e la guerra in Siria ha fatto fuggire migliaia di persone, tra cui tante famiglie. A tutti loro si sono sempre affiancati i flussi di minorenni provenienti da Paesi dove sono segnalate violazioni dei diritti umani fondamentali, come Eritrea, Etiopia, Somalia, Congo, Guinea, Costa D’Avorio, Nigeria e Bangladesh. Al 31 dicembre 2022, secondo i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, erano 20.089 le presenze di minori non accompagnati nei centri di accoglienza. Tra le nazionalità più ricorrenti, quella egiziana, anche con molti infra 14enni, quella tunisina e afghana.
La presenza di giovani che arrivavano da soli in Italia ha posto il nostro Paese di fronte alla necessità di adottare provvedimenti giuridico amministrativi che ne facilitassero l’accoglienza e l’integrazione. Come per tutti i minorenni, anche per loro dovevano essere garantiti i diritti della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989. Questi principi sono al centro della legge 47 del 2017 sulla protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Una legge avanzata, fortemente voluta dalle organizzazioni umanitarie, che pone l’Italia all’avanguardia nel panorama europeo ma che necessita ancora di essere pienamente attuata.
Tra le forme di accoglienza previste dalla legge 47 vi è l’affido familiare. Save the Children Italia ha portato avanti dal gennaio 2021 a dicembre 2022 il progetto Impact (Improvement and extension of good Practices of Alternative Care and proTection)con l’obiettivo di rafforzare il sistema dell’affido familiare, indicato dalla legge come misura prioritaria rispetto alle altre forme di accoglienza, ma ancora poco utilizzato per i minori stranieri non accompagnati, attraverso un approccio partecipativo che tenga conto del coinvolgimento attivo dei minori e dei professionisti coinvolti. L’affido rappresenta una delle possibili risposte al diritto di ogni bambino di crescere in famiglia, in un ambiente dove poter costruire la propria identità, imparare più velocemente la lingua, integrarsi nel contesto con maggiore facilità.
Una figura prevista dalla legge 47 e fondamentale per la tutela dei minori è inoltre quella del tutore volontario, un adulto di riferimento, adeguatamente formato, che sostiene il ragazzo giunto in Italia in tutti i passaggi fondamentali della sua crescita. Rendere tempestiva la nomina del tutore a fianco di ogni ragazzo giunto in Italia rappresenta un tassello fondamentale di una buona integrazione.
Il rapporto Nascosti in piena vista frontiera Sud si può scaricare qui