Illustrazione Roberta Aita, Iom Gmdac
Almeno 8.565 persone sono morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo nel 2023, il numero più alto mai registrato, secondo i dati raccolti dal Missing Migrants Project dello Iom (International organization for migration). Il bilancio delle vittime del 2023 rappresenta un aumento del 20 per cento rispetto al 2022, evidenziando l’urgente necessità di agire per prevenire ulteriori perdite di vite umane.
“Mentre celebriamo i dieci anni del Missing Migrants Project, ricordiamo innanzitutto tutte queste vite perdute. Ognuno di loro rappresenta una terribile tragedia umana che si ripercuote sulle famiglie e sulle comunità negli anni a venire – ha affermato il vicedirettore generale dello Iom, Ugochi Daniels – Questi dati terrificanti raccolti dal Missing Migrants Project ci ricordano anche che dobbiamo impegnarci nuovamente in un’azione più ampia che possa garantire una migrazione sicura per tutti, in modo che tra 10 anni le persone non debbano rischiare la propria vita in cerca di una situazione migliore”.
Il totale dello scorso anno supera il numero di morti e dispersi a livello globale nel precedente anno record del 2016, quando 8.084 persone morirono durante la migrazione dal 2014, anno di inizio del Missing Migrants Project. Poiché i percorsi migratori sicuri e regolari rimangono limitati, centinaia di migliaia di persone tentano di migrare ogni anno attraverso rotte irregolari in condizioni non sicure. Poco più della metà dei decessi è avvenuta per annegamento, il 9 per cento per incidenti automobilistici e il 7 per cento per violenza.
La traversata del Mediterraneo continua ad essere la rotta più mortale per i migranti, con almeno 3.129 morti e scomparsi, il bilancio delle vittime più alto registrato nel Mediterraneo dal 2017. A livello regionale, numeri senza precedenti di morti di migranti sono stati registrati in Africa (1.866) e Asia (2.138). In Africa, la maggior parte di questi decessi è avvenuta nel deserto del Sahara e lungo la rotta marittima verso le Isole Canarie. In Asia, lo scorso anno sono state registrate centinaia di morti di rifugiati afghani e rohingya in fuga dai loro paesi di origine.
Nel 2024, a dieci anni dall’istituzione dell’unico database ad accesso aperto sulle morti e le sparizioni dei migranti, il progetto ha documentato più di 63 mila casi in tutto il mondo. Si stima tuttavia che la cifra reale sia molto più elevata a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati, in particolare in località remote come il Parco Nazionale del Darien a Panama e sulle rotte marittime, dove lo Iom registra regolarmente segnalazioni di naufragi invisibili in cui le barche scompaiono senza lasciare traccia.
Istituito nel 2014 in seguito a due devastanti naufragi al largo di Lampedusa, in Italia, il Missing Migrants Project è riconosciuto come l’unico indicatore che misura il livello di “sicurezza” della migrazione negli obiettivi di sviluppo sostenibile e nel patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare .
Un prossimo rapporto fornirà un’analisi dettagliata dei dati sui migranti scomparsi nel 2023 e fatti e cifre chiave sulle morti e le sparizioni dei migranti negli ultimi dieci anni offrendo l’opportunità di valutare il lavoro in corso per espandere percorsi migratori sicuri e regolari, migliorare le operazioni di ricerca e salvataggio e sostenere le persone e le famiglie colpite.
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