I cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia al 1° gennaio 2023 sono 5,050 milioni, corrispondenti all’8,6 per cento della popolazione totale con un incremento di 20 mila unità rispetto al 2022, pari a un aumento dello 0,4 per cento. La comunità romena risulta essere la più numerosa, con poco più di 1 milione di residenti, seguita dalle comunità marocchina e albanese, con 420 mila residenti ciascuna. La presenza di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2022 è di 3,6 milioni. Le principali comunità nazionali sono quelle marocchina (408 mila), albanese (397 mila) e cinese (291 mila).
Il rapporto annuale Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, fornisce anche dati sull’emissione di permessi di soggiorno, con un aumento significativo nel 2021, passando da 107 mila a 242 mila (+126,8 per cento su base annua). I motivi principali sono familiari (50,9 per cento) e lavoro (21,1 per cento).
Mentre il 50 per cento della popolazione immigrata ha una bassa istruzione formale, solo il 12 per cento ha una laurea. Nel 2021, il 28 per cento degli immigrati occupati lavorava in occupazioni a bassa qualifica, mentre solo il 13 per cento aveva lavori richiedenti competenze superiori.
Il lavoro è la causa principale della migrazione. Gli stranieri nel 33 per cento dei casi impiegano meno di 3 mesi a trovare il primo lavoro e il 17,8 per cento degli stranieri Ue e il 12,4 degli stranieri non Ue hanno già trovato un lavoro al momento dell’arrivo in Italia.
Nel 2021, in Italia 835 mila occupati (3,7 per cento del totale) dichiarano di sentirsi discriminati nell’ambiente di lavoro, di questi 722 mila sono italiani, 74 mila stranieri Ue e 40 mila stranieri non Ue. La percentuale più alta di coloro che si sentono discriminati sul posto di lavoro si registra tra i cittadini comunitari (5,4 per cento), seguiti dagli extra comunitari (4,8 per cento) e dagli italiani (3,6 per cento). La discriminazione per origini straniere e convinzioni religiose coinvolge il 91,2 per cento degli stranieri non Ue, l’87 per cento di quelli Ue e il 5,6 per cento degli italiani.
Gli stranieri non Ue individuano nella scarsa conoscenza della lingua italiana il principale ostacolo nel trovare lavoro (30,9 per cento del totale). Per gli stranieri comunitari la difficoltà maggiore è rappresentata dalla mancanza di lavori adatti alle competenze possedute (23,4 per cento del totale).
Dal punto di vista occupazionale, nel 2022 c’è stata un’incremento del numero di occupati, raggiungendo oltre 23 milioni. Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni, pari al 10,3 per cento del totale. La crescita riguarda sia gli occupati italiani (2,1 per cento) sia quelli non comunitari (7,8 per cento).
Le differenze di genere nell’occupazione sono evidenti, con il 52,2 per cento degli occupati stranieri uomini e il 47,8 per cento donne. Gli stranieri hanno tassi di disoccupazione più elevati rispetto ai cittadini italiani (62,9 e 60,1 per cento).
Il rapporto tratta anche delle dinamiche di assunzioni e cessazioni, evidenziando un aumento delle attivazioni di rapporti di lavoro tra cittadini stranieri (12,4 per cento rispetto al 2021). Il settore dell’agricoltura presenta la maggiore concentrazione di attivazioni, seguito da costruzioni e industria.
L’imprenditoria straniera vede un numero significativo di imprese individuali con titolari extracomunitari, concentrati principalmente nei settori del noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, costruzioni e commercio.
l rapporto fornisce dati sugli ammortizzatori sociali, inclusi trattamenti di integrazione salariale, pensioni assistenziali, indennità di maternità e congedo parentale per cittadini extracomunitari.
Tra il 2021 e il 2022 il numero di infortuni che ha coinvolto i nati all’estero è cresciuto del 20 per cento circa; Tra gennaio e dicembre 2022 sono stati denunciati 209 decessi sul lavoro di lavoratori stranieri (19,2 per cento del totale) con un aumento del 13 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In diminuzione invece le denunce di infortunio mortale dei colleghi italiani (da 1.036 a 881).
XIII Rapporto Gli Stranieri nel mercato del lavoro in Italia