“Non è stato un viaggio normale, quando decidi di partire, vai in un’agenzia e prenoti il biglietto. È stato un viaggio infernale, con un rischio enorme. Siamo stati catturati, abbiamo subito percorse e insulti. Abbiamo viste donne e ragazze giovanissime vittime di stupri. La crudeltà raggiunge livelli di disumanizzazione”. Condè Djoman ha raccontato in Mia Mia. Attraverso la vita la sua esperienza di migrante dalla Guinea all’Italia. Il libro è stato presentato all’Associazione Cultura e Sviluppo nella Giornata mondiale del rifugiato in un incontro promosso dall’Aps Cambalache, partner del progetto Unexeposed, finanziato dall’Unione europea e dalla Regione Piemonte attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi nell’ambito di Connect for Global Change. Il progetto ha l’obiettivo di contrastare le disuguaglianze sociali e culturali, promuovendo la partecipazione attiva dei giovani attraverso percorsi di educazione alla cittadinanza globale, sensibilizzazione e narrazione dal basso.

In apertura dell’incontro è stato proiettato il trailer del docufilm Dall’inferno al paradiso. In Guinea Djoman si è laureato in sociologia e ha lavorato come insegnante nei licei e come assistente universitario. La situazione politica del Paese lo ha costretto a partire per l’Europa. Nel suo percorso ha toccato il Mali, il Burkina Faso, il Niger, è passato nel deserto, è arrivato in Libia e infine ha attraversato il mare per arrivare in Italia.

“La Libia è l’inferno, un luogo dove l’umanità è sparita e i trafficanti controllano ogni aspetto della vita dei migranti, togliendo loro ogni libertà e speranza. Le persone sono costrette a lavorare senza sosta e senza cibo adeguato” ha raccontato Condè Djoman. La decisione di raccontare queste esperienze, che definisce più difficili da narrare che da vivere, deriva dalla convinzione che “non devono rimanere nascoste e devono essere comprese per combattere un sistema che non dovrebbe esistere”. L’Italia è percepita come “il paradiso” perché gli ha permesso di “sognare di nuovo, di respirare e di riconquistare la libertà di camminare, esprimersi liberamente”.

Ora Djoman ha ripreso gli studi universitari e lavora nel settore dell’accoglienza, trovando grande soddisfazione nell’aiutare persone che hanno vissuto esperienze simili alle sue.

In conclusione Mara Alacqua e Anna Tassisto di Cambalache hanno ricordato l’importanza dell’accoglienza in Italia anche se le politiche migratorie sono sempre più restrittive e hanno sottolineato la necessità di canali legali di arrivo per evitare viaggi così traumatici.

In chiusura, Enaip ha offerto un aperitivo a tutti i partecipanti per celebrare la diversità e il valore dell’incontro.