Circa 120 minori sono morti o risultano dispersi nel Mediterraneo, da gennaio 2024 a gennaio 2025, su un totale di poco meno di 2400 persone, secondo i dati Oim (progetto Missing Migrants). La traversata di una delle rotte più letali al mondo dal 2014 ha causato oltre 31.200 morti o dispersi. Le ultime vittime sono tre bambini, tutti sotto i 5 anni, che hanno perso la vita nell’ultimo naufragio del Mar Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere un luogo sicuro in Europa con i propri genitori. I 15 sopravvissuti partiti dalla Libia, soccorsi dalla nave dell’ong Sea Punks e trasbordati sulla motovedetta della Guardia Costiera, sono arrivati a Lampedusa.

Gli operatori di Save the Children, in collaborazione con le altre organizzazioni e agenzie operative sul posto, hanno cercato di garantire la risposta ai bisogni primari a persone estremamente stanche e spaventate. Il 26 gennaio ci sono stati 11 sbarchi a Lampedusa per oltre 450 persone, di cui una trentina di minori, 16 dei quali non accompagnati. Nel 2024 e anche nelle prime settimane di quest’anno, in cui sono arrivate 3.074 persone rispetto alle 1.305 dello stesso periodo del 2024 (dati del Ministero dell’Interno al 27 gennaio 2025), Lampedusa si conferma il principale luogo di arrivo via mare in Italia di minori stranieri non accompagnati, bambini e bambine accompagnati, donne sole e donne in stato di gravidanza.

Save the Children sottolinea come il contesto internazionale sempre più caratterizzato da guerre, persecuzioni, violenze, povertà estrema, crisi umanitarie, non arresta la fuga di chi, per raggiungere un futuro possibile in Europa, continua a rischiare la propria vita. “L’attuale impianto delle riforme europee introdotte con il Patto europeo migrazione e asilo – evidenzia l’organizzazione – non porta particolari soluzioni alle principali problematiche vissute da chi arriva in Ue e le condizioni di bambini e adolescenti, e tra loro dei minori stranieri non accompagnati, rimangono precarie e pericolose. Per questo, Save the Children continua a chiedere l’apertura di canali regolari e sicuri per raggiungere l’Europa che garantiscano il rispetto dei diritti umani, e un’assunzione di responsabilità condivisa dell’Italia, degli altri Stati membri dell’Unione Europea e delle istituzioni europee affinché attivino un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare le persone in pericolo, agendo nel rispetto dei principi internazionali e dando prova di quella solidarietà che è valore fondante dell’Unione Europea”.

“Sono profondamente angosciato dalle notizie sull’ennesimo naufragio nel Mediterraneo, nel quale due bambini hanno perso la vita e uno risulta disperso.  Le nostre più sentite condoglianze vanno alle famiglie di tutte le persone colpite. Ancora una volta, l’Unicef chiede ai Governi di utilizzare il Patto sulla Migrazione e l’Asilo per dare priorità alla salvaguardia dei bambini. Ciò include la garanzia di percorsi sicuri e legali per la protezione e il ricongiungimento familiare, nonché operazioni coordinate di ricerca e salvataggio, sbarchi sicuri, accoglienza su base comunitaria e accesso ai servizi di asilo. Chiediamo inoltre maggiori investimenti nei servizi essenziali per i bambini e le famiglie che arrivano attraverso rotte migratorie pericolose, tra cui il sostegno psicosociale, l’assistenza legale, l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Dobbiamo lavorare insieme per affrontare le cause profonde della migrazione e sostenere l’inclusione delle famiglie nelle comunità ospitanti, assicurando che i diritti dei bambini e delle bambine siano protetti in ogni fase del loro viaggio” ha dichiarato Nicola Dell’Arciprete, coordinatore in Italia dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale.

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