Elisa Domanico, Francesco Farina e Alessandra Vinciguerra
“Nel 2024 c’è stata una netta diminuzione degli arrivi dei migranti via mare: il 60 per cento in meno rispetto al 2023 e il 30 per cento rispetto al 2022. Sono stati 1523 gli arrivi nel 2023 e circa 400 nel 2024. Non diminuiscono invece gli arrivi via terra. Sono 1141 gli ospiti nei Cas in provincia di Alessandria, 556 le uscite, 103 le persone che hanno ricevuto la protezione internazionale. 56 sono state inserite nel sistema Sai, 107 richiedenti asilo sono usciti dall’accoglienza perché hanno trovato una indipendenza economica”: il prefetto di Alessandria, Alessandra Vinciguerra, ha aperto con questi dati la riunione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione che si è tenuta nei giorni scorsi nella sede dell’Associazione Cultura e Sviluppo.
“Le persone in arrivo spesso provengono da territori dove hanno subito forti disagi che provocano fragilità sociali e psicologiche. È necessario intercettare rapidamente tali fragilità per mettere in atto interventi appositi – ha proseguito il prefetto – Serve un approccio multidisciplinare: a livello nazionale esiste un vademecum sulle vulnerabilità, in ambito locale è istituito un tavolo tecnico all’interno del Consiglio territoriale che coinvolge le forze dell’ordine, il sistema di accoglienza, il sistema sanitario. Non è necessario solo intercettare il fenomeno ma si devono prevedere soluzione valide in modo da non lasciare sole le persone in difficoltà”.
La dottoressa Vinciguerra ha ricordato anche che i minori stranieri non accompagnati sono in numero sempre crescente e le strutture attualmente presenti sul territorio non sono sufficienti. La Prefettura supplisce l’emergenza offrendo posti ai minori dove dovrebbero rimanere solo per il tempo strettamente necessario prima di accedere alle strutture dedicate.
Elisa Domanico, psicologa-psicoterapeuta che nel progetto Agoral che ha il ruolo di supervisione e coordinamento tecnico-scientifico dell’equipe multidisciplinare a supporto dei Cas provinciali, ha illustrato lo sviluppo e il consolidamento delle reti territoriali di intervento per il miglioramento delle modalità di identificazione, emersione e supporto alla presa in carico sociale e/o psicosociale e/o sanitaria di cittadini stranieri con vulnerabilità.
Il sistema di accoglienza ha la possibilità e la responsabilità di individuare e prendersi cura dei casi di vulnerabilità al fine di evitare la progressiva cronicizzazione della sintomatologia e la conseguente interferenza con il processo di integrazione. La fase dell’osservazione permanente prevede la rilevazione precoce di eventuali stati di vulnerabilità tra gli ospiti adulti in accoglienza nei Cas tramite il questionario Protect, strumento di screening validato a livello europeo somministrato dagli operatori dell’accoglienza ogni sei mesi e ad ogni nuovo ingresso 60 giorni dopo l’arrivo. Protect facilita la presa in carico multidisciplinare con interventi mirati, cercando di ridurre il rischio di deterioramenti e cronicizzazioni.
Su circa 1200 ospiti in accoglienza sono stati osservate 973 persone (adulti maggiori di 15 anni, inseriti da almeno 60 giorni) di cui 643 rischio basso (66 per cento), 291 rischio medio (30 per cento), 39 rischio elevato (4 per cento). La fase di counseling ha coinvolto 12 enti gestori coinvolti. L’assessment prevede due colloqui, uno con l’operatore di riferimento e uno con il/la beneficiario/a, ai quali segue una restituzione che coinvolge solo gli operatori in caso di non proseguimento, accompagnato da relazione scritta, oppure coincide con il primo colloquio di proposta di presa in carico con il beneficiario (comunque da concordare con l’operatore del Cas di riferimento). I casi selezionati sono stati 47, 15 non sono stati effettuati per rifiuto o uscita dell’ospite o per l’accordo con gli operatori. Le prese in carico definite sono state 23 (sui 32 assessment effettuati e su 40 prese in carico previste da progetto) di cui 16 prese in carico psicologiche, 7 prese in carico miste e 4 accompagnamenti ai servizi sanitari. A novembre 2024 ha preso avvio il secondo ciclo di osservazione con termine a giugno 2025.
Chiara Murazzano della Regione Piemonte è intervenuta per illustrare Salus (Piano di Salute e Accoglienza tramite il Lavoro Unito dei Servizi) che coinvolge anche l’Ires (Istituto di ricerche socio economico della Regione) e le Asl piemontesi. Avviato il 1° ottobre scorso, il piano ha obiettivi simili ad Agoral con 2,5 milioni di euro del fondo Fami a disposizione. Il budget è suddiviso tra le Asl in base alla presenza di cittadini stranieri e al numero di Centri di accoglienza straordinaria. All’Asl Al sono stati destinati 230mila euro. Il progetto riguarda la tutela della salute dei richiedenti asilo e di titolari di protezione internazionale con vulnerabilità psichiche e psicologiche grazie ad equipe multidisciplinari interne alle Asl.
Tiziana Piras del consorzio dei servizi sociali Cissaca ha spiegato come il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati si sia trasformato radicalmente negli anni. “Dal 2015/2016 l’arrivo dei minori è aumentato e dopo il lockdown siamo arrivati ad avere fino a 80 ragazzi contemporaneamente, tutti seguiti dal Cissaca. Il flusso dei minori non rallenta. Ad Alessandria, in genere, i minori arrivano in autonomia, vanno in Questura e si autodenunciano. Gli egiziani prevalgono ampiamente. Attualmente 17 minori sono in affido, 14 in affido a famigliari. L’ente locale è tutore di tutti i minori stranieri non accompagnati, ovvero coloro che non hanno almeno un genitore sul territorio. Purtroppo non ci sono tutori volontari a sufficienza. Le tutele aperte sono 58. Si cerca di privilegiare l’accoglienza in famiglia. Di recente è stato approvato un progetto Fami per supportare le famiglie affidatarie già presenti, ad oggi 12, per poi creare una rete a sostegno”.
Gianni Zillante del Consorzio Servizi Sociali dell’Ovadese ha detto che i singoli territori devono avere la capacità di auto-organizzarsi per rispondere al fenomeno migratorio. “In provincia è già stato fatto molto lavoro in proposito. È utile avere la consapevolezza di far parte di una grande rete, il cui centro è la Prefettura. Nell’Ovadese è stato istituito un tavolo locale di lavoro sull’immigrazione. I servizi sociali privilegiano l’aspetto funzionale ma hanno anche un approccio culturale per trovare velocemente soluzioni a ostacoli burocratici”.
Il Progetto Petrarca, formazione civico linguistico per cittadini stranieri, finanziato dalla Regione Piemonte, coinvolge anche i due Cpia della provincia di Alessandria. Sono stati riattivati anche i moduli formativi specifici di 40 ore al massimo per approfondire argomenti come l’inserimento lavorativo, la certificazione Haccp o le competenze digitali. Lo ha spiegato Chiara Murazzano della Regione.
Moreno Benini del Servizio di supporto del Ministero dell’Interno a disposizione delle Prefetture per il monitoraggio delle progettualità Fami ha ricordato il documento programmatico sulle esigenze del territori sulla base del quale presentare i progetti Fami. “Alessandria è una delle prime Prefetture ad aver realizzato il progetto”.
Elementi critici che sono emersi dal monitoraggio sono il miglioramento della progettazione a livello territoriale, la scarsa partecipazione delle associazioni di immigrati al Consiglio Territoriale per l’immigrazione, il miglioramento del monitoraggio sulla prima e seconda accoglienza, l’accesso ai servizi da parte dei richiedenti asilo, la difficoltà dei Cpia a raggiungere l’utenza degli immigrati per i corsi linguistici, il deficit delle competenze linguistiche tra gli immigrati, l’accesso al lavoro per le donne con figli, le abitazioni a costi sostenibili. Il progetto Agoral è intervenuto sull’accesso ai servizi, la rete territoriale, il monitoraggio della prima e seconda accoglienza.
Anche Cristina de Luca ha sottolineato che il lavoro della Prefettura di Alessandria è estremamente utile. “È necessario rivedere il piano territoriale anche per restituire a livello nazionale le esperienze e le criticità a livello locale. Tutto questo può orientare le politiche del Ministero”.