“Il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati è uscito dalla competenza dei soli servizi sociali: l’aumento del flusso coinvolge ormai tutti gli enti del territorio. La legislazione italiana in materia è molto avanzata ma servono risorse che non sempre possono essere garantite e quindi si attivano situazioni di emergenza in contrasto con lo spirito del legislatore. Ma la presenza di questi minori è un problema? Le iscrizioni alla scuola dell’obbligo calano, abbiamo bisogno di altri giovani. Non sono un problema ma una risorsa”. Francesco Farina, viceprefetto aggiunto e dirigente dell’area Tutela dei Diritti Civili, Cittadinanza e Immigrazione ha introdotto il primo appuntamento del percorso di formazione Reti territoriali di tutela e di sostegno dei percorsi di integrazione di minori stranieri non accompagnati promosso dalla Prefettura di Alessandria e coordinata da Codici | Ricerca e Intervento,nell’ambito del progetto Agoral 2, di cui la Prefettura è capofila.

“I minori stranieri non accompagnati sono presenti da tempo solo che ora è un periodo di arrivi più intenso. La Prefettura di Alessandria quest’anno ha scelto di aprire un Cas (Centro accoglienza straordinaria, ndr) per msna, negli anni precedenti non si era mai fatto. Aumentano anche i giovani adulti. Agoral è un altro strumento che ci consente di avere altre risorse” ha spiegato Iris Scaramozzino, funzionaria assistente sociale della Prefettura.

Con il coordinamento di Guido Belloni e Lorenzo Scalchi della cooperativa sociale Codici – Ricerca e Intervento di Milano, è intervenuto Daniele Cantini, antropologo specialista del mondo arabo, attualmente ricercatore affiliato al Leibniz- Zentrum Moderner Orient di Berlino che ha vissuto e lavora in diversi Paesi mediorientali occupandosi di giovani, università, privatizzazioni, religione e migrazioni.

“Mi occupo di migrazione dal punto di vista dei Paesi da cui si emigra. La migrazione dei minori stranieri non accompagnati spesso è presentata come emergenza, il numero è in aumento. Ma non è un’emergenza ma un fenomeno presente da almeno 15 anni, studiato e analizzato da punti di vista diversi. Io frequento da anni un villaggio egiziano dell’oasi del Fayyum da cui partono molte persone” ha spiegato Cantini.

Sui circa 22 mila minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, un terzo è egiziano e rappresenta la prima nazionalità. Fino agli anni 50 erano più gli italiani in Egitto che gli egiziani in Italia, anche perché fino per emigrare serviva un permesso speciale. La prima destinazione per i migranti egiziani rimane il mondo arabo, dove si impiegano come insegnanti, tecnici e per lavori manuali. A partire dagli anni 90 la seconda destinazione diventa l’America del nord, a seguire l’Europa e l’Italia in particolare.

Cantini ha spiegato come la migrazione avvenga sia dai villaggi sia dalle grandi città da contesti economici molto svantaggiati. Tatoun è famoso come villaggio italiano in quanto luogo da cui partono molte persone verso l’Italia e in particolare verso Milano.

“Nascono delle catene migratorie, i primi migranti diventano teste di ponte e condizionano la migrazione successiva. Il ritorno è l’orizzonte di riferimento. Dall’Italia arrivano rimesse di soldi e di beni. Nelle grandi città ci sono anche rimesse culturali ma nei villaggi no. In Italia le persone non vedono italiani e non parlano la lingua anche dopo 20 anni. Il sogno dell’emigrante è far rientrare capitale sufficiente per costruire ‘case di lusso’ per lo standard locale per sé e la famiglia. Il progetto migratorio si inscrive all’interno dell’economia del villaggio. I giovani vogliono rientrare, sposarsi e tornare a vivere come prima di partire. In prativa si nega il potenziale di trasformazione sociale, non è un progetto personale”.

Il ricercatore ha illustrato come la partenza dei msna sia un affare di famiglia. Lo spostamento costa molto più di un viaggio perché si devono affidare a dei passeur non avendo possibilità legali di migrare. In genere partono dei giovani di sesso maschile, la minore età dà maggiori possibilità di superare i controlli. “Sono non accompagnati ma mandati, sono pochi quelli che scappano volontariamente. Le rimesse sono di qualche centinaio di euro al mese, nel villaggio loo stipendio mensile è molto più basso. In Italia spesso questi giovani fanno lavori subordinati per altri egiziani. Preferiscono non studiare proprio per andare all’estero, i titoli di studio in Italia non servono perché non sono riconosciuti. Non c’è sviluppo del villaggio, raramente ci sono investimenti in attività produttive. Si nota anche l’assenza di rimesse culturali. Un negozio con l’insegna ‘Milano’ non vende nulla di italiano. I soldi delle rimesse dei migranti sono maggiori di quelle del turismo, del canale di Suez e del petrolio” ha concluso Cantini.

Il prossimo appuntamento di formazione sarà lunedì 23 ottobre dalle 9,30 alle 13 nella Sala conferenze dell’Associazione Cultura e Sviluppo in piazza Fabrizio De André 76 ad Alessandria. Con Lara Raffaini, referente tecnico del Comune di Cremona (settore Politiche sociali), dove coordina i percorsi di presa in carico di richiedenti asilo e rifugiati, adulti e minori, si parlerà del ruolo dei servizi nella presa in carico di minori con fragilità. L’approccio alla formazione è sia frontale, sia laboratoriale utilizzando strumenti di facilitazione per supportare il dialogo tra i partecipanti. La formazione ha un forte taglio operativo, con alcuni interventi di carattere fenomenologico ed è incentrata sul confronto tra esperienze e traiettorie differenti di accoglienza, presa in carico e inclusione.