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Si è chiusa il 22 dicembre la sesta edizione del Censimento permanente Istat della popolazione, una tornata che ha coinvolto 2.531 Comuni e circa 1 milione 46mila famiglie. I risultati del Censimento 2023 verranno resi noti a dicembre 2024 e daranno la nuova popolazione legale alla data del 1° ottobre 2023.
Per quanto riguarda il 2022, al 31 dicembre la popolazione in Italia conta 58.997.201 residenti. Rispetto al 2021 si registra una flessione pari a 32.932 persone in meno La flessione della popolazione si mantiene contenuta grazie alla dinamica positiva della popolazione straniera. Gli stranieri censiti sono 5.141.341 (+2,2 per cento rispetto al 2021), con un’incidenza sulla popolazione residente dell’8,7 per cento.
Bilancio demografico ancora negativo
La dinamica demografica del 2022 continua a essere negativa: al 31 dicembre la popolazione residente, scesa sotto la soglia dei 59 milioni, è inferiore di circa 33mila unità rispetto all’inizio dell’anno, con una riduzione dello 0,6 per mille. Il calo osservato di popolazione presenta un’intensità minore rispetto sia al 2021 (-3,5 per mille), sia soprattutto al 2020 (-6,7 per mille), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo di declino iniziato già nel 2014. Il decremento demografico 2022 interessa quasi esclusivamente il Mezzogiorno (-3,8 per mille) e solo marginalmente il Centro (-0,1 per mille). In decisa controtendenza è, invece, il recupero di popolazione al Nord (+1,6 per mille), dovuto in larga parte a una dinamica migratoria particolarmente favorevole.
Il calo della popolazione è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi sulle nascite, solo in parte compensata da movimenti migratori con l’estero di segno positivo. Il nuovo record di minimo delle nascite (393mila) contrapposto a un elevato numero di decessi (715mila) genera un saldo naturale della popolazione fortemente negativo, pari a circa 322mila unità in meno.
Segnali positivi si registrano per i movimenti migratori, mostrando, rispetto al 2021, incrementi moderati nei flussi migratori interni e incrementi più marcati per le iscrizioni dall’estero, cui si accompagna una riduzione dei flussi in uscita dal Paese. La differenza tra entrate (411mila) e uscite (150mila) con l’estero restituisce un saldo migratorio netto pari a +261mila, il più alto osservato negli ultimi 11 anni. Il tasso migratorio con l’estero, pari al 4,4 per mille in media nazionale, varia dal 3,2 per mille del Mezzogiorno al 5,1 per mille del Centro.
La popolazione di cittadinanza straniera, pari a 5 milioni e 141mila unità al 31 dicembre 2022, è in aumento di 111mila individui sull’anno precedente (+2,2 per cento), raggiungendo un’incidenza sulla popolazione totale dell’8,7 per cento. Nel 2022 la dinamica naturale della popolazione straniera residente è ampiamente positiva in tutte le Regioni, ma in calo rispetto agli ultimi anni. La diminuzione, sia dei nati stranieri (53mila, -6,8 per cento rispetto al 2021) sia dei decessi di stranieri (10mila, -1,3 per cento), determina un saldo naturale di 43mila unità che, seppure positivo, si riduce del 7,9 per cento rispetto al 2021 e del 22,1 per cento rispetto al 2019.
Tra gli stranieri risultano in ripresa le immigrazioni (336mila, +38,1 per cento sul 2021) e in calo le emigrazioni (51mila, -20,9 per cento), producendo un saldo migratorio con l’estero, ristretto ai soli cittadini stranieri, di 286mila unità. In termini di bilancio ottenuto nell’anno, le acquisizioni della cittadinanza italiana rappresentano una significativa voce in uscita per la popolazione straniera, in entrata per quella italiana: nel 2022 se ne contano 214mila, il 76 per cento in più rispetto al 2021.
Nuovo record negativo per la natalità
I nati residenti in Italia sono 393mila nel 2022, con un tasso di natalità del 6,7 per mille. Si rilevano quasi 7mila nascite in meno rispetto al 2021. I nati da genitori entrambi stranieri sono 53mila e costituiscono il 13,5 per cento del totale dei nati. L’incidenza è più elevata nelle Regioni del Nord (19,3 per cento) dove la presenza straniera è più radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,1 per cento); nel Mezzogiorno è invece inferiore (5,4 per cento). I nati da genitori in cui almeno uno dei partner è straniero (20,9 per cento del totale dei nati) continuano a decrescere nel 2022, attestandosi a 82mila unità.
In aumento la mobilità all’interno del Paese e le immigrazioni dall’estero
Dopo le ripercussioni che le restrizioni alla mobilità generate dalla pandemia Covid-19 hanno avuto sui flussi migratori in tutto il 2020 e in buona parte del 2021, nel 2022 i movimenti migratori in ingresso nel Paese tornano ai livelli osservati prima della pandemia. Le emigrazioni per l’estero, al contrario, negli ultimi tre anni mostrano un andamento decrescente. I cittadini stranieri hanno una propensione a spostarsi da un Comune all’altro in misura più che doppia rispetto ai cittadini italiani: nel 2022 il tasso di migratorietà interna degli stranieri è pari al 48 per mille contro il 21 per mille degli italiani.
Le immigrazioni dall’estero per trasferimento di residenza sono complessivamente 411mila, in deciso aumento rispetto al 2021 (+29 per cento). Tale variazione positiva è dovuta esclusivamente all’aumento dell’immigrazione di cittadinanza straniera (337mila, +38 per cento), mentre i rimpatri dall’estero dei cittadini italiani sono sostanzialmente stabili (74mila, -0,3 per cento). I principali Paesi di provenienza dell’immigrazione straniera sono l’Ucraina (30 mila), l’Albania (29 mila), la Romania (28 mila) e il Bangladesh (21 mila), che rappresentano nel complesso oltre un terzo dei flussi di stranieri provenienti dall’estero. Gli italiani, invece, rimpatriano prevalentemente dalla Germania e dal Regno Unito (complessivamente 22mila rientri, circa il 29 per cento del totale).
In leggero aumento l’incidenza della popolazione straniera
Sono 5.141.341 i cittadini stranieri abitualmente dimoranti in Italia al 31 dicembre 2022. L’incidenza sulla popolazione residente è pari all’8,7 per cento della popolazione residente (nel 2021 era dell’8,5 per cento). Come per il complesso della popolazione residente si registra una leggera prevalenza della componente femminile, che rappresenta il 51 per cento della popolazione straniera. Rispetto al 2021 si contano circa 110mila cittadini stranieri in più. Nel confronto con il 2021 la popolazione cresce in misura contenuta in tutte le Regioni, ad eccezione dell’Umbria e della Provincia autonoma di Trento (dove si registra un calo in valore assoluto di entità minima). Le Regioni che registrano il maggior aumento percentuale sono la Lombardia (0,4 per cento), il Lazio e la Campania (in entrambi i casi l’aumento è pari allo 0,3 per cento).
Per quanto riguarda la struttura per età, si registra anche tra i cittadini stranieri un progressivo innalzamento dell’età media, che passa dai 35,7 anni del 2021 ai 36,2 del 2022. La popolazione straniera residente resta comunque nettamente più giovane della popolazione di cittadinanza italiana. La popolazione con meno di 10 anni è percentualmente più ampia tra i cittadini stranieri, rappresentando l’11,7 per cento del totale dei suoi residenti, mente tra gli italiani si arriva al 7,4 per cento. La piramide degli stranieri si amplia ulteriormente nelle classi 20-29 e 30-39, per poi cominciare a restringersi nella classe 40-49 (ancora molto più ampia percentualmente della corrispondente classe degli italiani), e a ridursi rispetto alla piramide della popolazione italiana a partire dalla classe 50-59. Il peso della componente femminile straniera è progressivamente maggiore a partire dalla classe 40-49 anni, come evidenziato anche dall’età media, pari a 38,1 anni per le donne e a 34,3 per gli uomini.
Quasi la metà degli stranieri censiti nel 2022 è di cittadinanza europea (47 per cento), il 23 per cento asiatica, il 22,4 per cento africana e il 7,6 per cento americana. La cittadinanza dell’Unione europea è quella maggiormente rappresentata (27,1 per cento), seguono quelle dell’Europa centro orientale (19,1 per cento), dell’Africa settentrionale (13,4 per cento) e dell’Asia centro meridionale (12,1 per cento).
I cittadini stranieri residenti in Italia posseggono 194 nazionalità differenti, ma quasi i due terzi (63,5 per cento) rientrano tra i primi 10 Paesi di cittadinanza. La Romania si conferma il Paese con il maggior numero di residenti (rappresentando il 21 per cento del totale), seguita dall’Albania e dal Marocco (che nel 2021 erano rispettivamente la terza e la seconda collettività), entrambi con un contingente pari all’8,1 per cento della presenza straniera in Italia. Cina (6 per cento del totale) e Ucraina (4,9 per cento) si confermano la quarta e quinta collettività per numero di individui, seguite da Bangladesh, India, Filippine, Egitto e Pakistan.
Significativo l’aumento di presenze rispetto al 2021 soprattutto per l’Ucraina (10,8 per cento), il Pakistan (7,4 per cento), il Bangladesh (7,1 per cento), l‘Egitto (5,3 per cento) e l’India (5,2 per cento), mentre le prime tre collettività registrano un calo di presenze, pari allo 0,2 per cento tra i rumeni, allo 0,8 per cento tra gli albanesi e allo 1,2 per cento tra i marocchini.
Il Nord è la zona con più stranieri
Il 58,7 per cento della popolazione straniera censita (circa 3 milioni) vive nel Nord Italia. In particolare, il Nord-ovest, con oltre un terzo dei cittadini stranieri censiti, rappresenta l’area con la maggiore presenza di stranieri. Il Centro (circa 1 milione 267mila) accoglie quasi il 25 per cento di stranieri, il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,9 per cento e il 4,7 per cento. L’incidenza sul totale della popolazione residente si attesta attorno all’11 per cento per il Nord e il Centro e su valori di gran lunga al di sotto della media nazionale (8,7 per cento) per Sud e Isole (rispettivamente 4,5 e 3,8 per cento). Il 32 per cento degli stranieri censiti vive in Comuni sopra i 100mila abitanti (dove l’incidenza sul totale della popolazione è del 12 per cento) mentre quasi il 40 per cento vive in Comuni con meno di 20mila abitanti (con un’incidenza che oscilla tra il 6,5 nei piccoli Comuni e il 7,9 per cento in quelli medio-piccoli).