Provenienza, colore della pelle, ascendenza, origine nazionale, genere, sesso, disabilità, religione o convinzioni personali, età, orientamento sessuale: su questi fattori definiti dalla Legge Regionale Piemonte n. 5/2016 si fondano le discriminazioni contro le quali combatte il Nodo territoriale che fa capo alla Provincia di Alessandria. “Per quanto riguarda le discriminazioni per provenienza, ce ne facciamo carico a seguito delle segnalazioni ricevute dalle associazioni che fanno parte della rete provinciale che si occupano di cittadini stranieri o dopo l’accesso diretto delle persone allo sportello – spiega la referente Lisa Priarone – Per la formazione, lavoriamo insieme all’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, ndr) che offre anche la consulenza giuridica al Nodo”.

“Effettuiamo un monitoraggio dei giornali locali per venire a conoscenza dei casi di discriminazione di ogni genere e poi prendere contatti. Con il supporto della rete di associazioni, riusciamo a sapere di casi che non arriverebbero direttamente nell’ufficio. Le persone che si rivolgono a noi spesso sono indirizzate dalle associazioni, dove lavorano persone formate a cogliere episodi di discriminazione. A livello regionale c’è il sito www.piemontecontrolediscriminazioni.it/ che diffonde le nostre attività” sottolinea Lisa Priarone.

Il Nodo territoriale fa parte della Rete regionale che coordina tutte le province piemontesi. Nel 2022 la Rete ha rilevato 343 segnalazioni di cui 301 pertinenti, un numero che conferma la tendenza in crescita degli ultimi anni: i casi erano 4 nel 2016, 28 nel 2017, 96 nel 2018, 158 nel 2019, 179 nel 2020, 272 nel 2021. I Nodi sono stati dotati di una piattaforma informatica. Dai dati pubblicati sul Report 2023 dell’Ires Piemonte, Le discriminazioni in Piemonte: cresce l’emersione del fenomeno, si rileva che due Nodi da soli raccolgono l’81 per cento delle segnalazioni (Torino 61 e Alessandria 20 per cento). I principali ambiti in cui si sono verificate le discriminazioni rilevate dalla Rete sono il lavoro (24 per cento), la casa (18 per cento), gli ambiti relativi alla vita pubblica (13 per cento), scuola e istruzione (11 per cento), servizi pubblici (10 per cento) e tempo libero (7 per cento).

Le discriminazioni istituzionali, ovvero quelle attribuite ad una pubblica amministrazione o ad esercenti di pubblici servizi, rappresentano il 32 per cento delle discriminazioni registrate. Rispetto ai fattori, i casi rilevati riguardano prevalentemente le discriminazioni fondate su origine etnica, colore della pelle e nazionalità (38 per cento), disabilità (25 per cento), orientamento sessuale e identità di genere (17 per cento), sesso (16 per cento), altra condizione personale o sociale (4 per cento), religione o convinzioni personali (3 per cento), lingua (2 per cento), opinioni politiche o di altra natura, patrimonio, appartenenza a minoranza nazionale e nascita (3 per cento) ed età (2 per cento).

Ad Alessandra il 43 per cento dei casi riguarda la disabilità (erano il 75 per cento nel 2021): l’incidenza di questo fattore sul totale delle discriminazioni rilevate diminuisce a favore di una maggiore emersione dei casi riguardanti il fattore origine etnica, colore della pelle e nazionalità che sale al 38 per cento (erano l’8 per cento nel 2021).

“Svolgiamo interventi di mediazione e di moral suasion per combattere le discriminazioni ed evitare che le persone si rivolgano alla giustizia” dice ancora la referente provinciale. Tra i vari casi affrontati, quelli che riguardano alcuni uffici postali e istituti bancari che si rifiutano di aprire conti correnti di base a determinate persone straniere, ad esempio di origine nigeriane e più di recente anche di altre nazionalità: “Richiedono una documentazione aggiuntiva non necessaria, non viene accettata la ricevuta della domanda di asilo o di protezione umanitaria che vale come titolo di soggiorno. L’impossibilità di avere un conto crea esclusione dalla vita quotidiana e, ad esempio, non si può ricevere uno stipendio. Succede anche per ottenere lo Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, senza il quale non si riescono nemmeno ad attivare molti servizi per i bambini le bambine a scuola”.

La dottoressa Priarone ricorda che a livello nazionale è stato chiesta la restituzione del reddito di cittadinanza a persone che non erano sul territorio da almeno 10 anni. “È stata sollevata la questione di legittimità di questa condizione sia alla Corte costituzionale sia alla Corte europea dei diritti dell’uomo d Strasburgo perché i 10 anni sono ritenuti un requisito discriminatorio che ha alcun collegamento con il bisogno delle persone e neppure garantisce la stabilità futura del beneficiario, la quale, semmai, dipende proprio dalla possibilità di inserimento sociale e non dalla durata della residenza pregressa”.
Dal sito Asgi:
Reddito di cittadinanza: rinviato alla Corte Costituzionale il requisito dei 10 anni di residenza
Accesso al rdc senza i 10 anni di residenza: proseguono le assoluzioni in sede penale

Un’altra difficoltà riguarda l’accesso alla casa per le persone straniere: in ambito privato si rileva una diffusa difficoltà a trovare una casa in affitto, anche in presenza di garanzie economiche sufficienti, mentre per quanto riguarda l’accesso all’edilizia pubblica si riscontra la presenza di requisiti penalizzanti nei confronti delle persone straniere previsti dalla legislazione regionale. Qui potete leggere l’ordinanza del Tribunale di Torino che ha “accertato e dichiarato il carattere discriminatorio delle condotte tenute dalla Regione Piemonte e ATC, l’agenzia per le case popolari, consistenti nell’aver previsto – esclusivamente per le persone di cittadinanza extra Ue – i requisiti di residenza almeno quinquennale e obbligo di esercitare un’attività lavorativa per l’accesso agli alloggi.

Un caso positivo trattato dal Nodo alessandrino ha riguardato una ragazza proveniente da un Paese asiatico per la quale si verificava un doppia fattore di discriminazione, la disabilità e l’origine straniera. “Accompagnata in un percorso di autonomia, iniziando dalla formazione che le ha consentito di arrivare a un inserimento lavorativo tramite il supporto dei servizi sociali, la sua vita è cambiata. Pur partendo da un contesto isolato, questa ragazza ha avuto la capacità e la determinazione di sviluppare le opportunità presentate dalla rete sociale e formativa, ora ha un lavoro e un’autonomia individuale”.

Qui trovate tutte le informazione per contattare il Nodo provinciale di Alessandria: