foto Fondazione Moressa
La popolazione straniera residente in Italia si conferma stabile a quota 5 milioni ad inizio 2023, pari all’8,6 per cento del totale. L’età media dei cittadini stranieri è 35,3 anni, contro i 46,9 degli italiani. Gli indicatori demografici spiegano bene la diversa tendenza: tra gli stranieri vi sono 11 nati ogni mille abitanti e 2 morti; tra gli italiani, 6,3 nati e 13 morti per mille abitanti. Significativo anche il numero di stranieri “naturalizzati” italiani: 133 mila nel 2022, per un totale di 1,4 milioni negli ultimi 11 anni. Questi e altri dati emergono dal Rapporto annuale 2023 sull’economia dell’immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato nei giorni scorsi al Viminale e alla Camera dei Deputati.
Ingressi per lavoro in aumento
Nel 2022 sono stati 338 mila i permessi di soggiorno rilasciati dall’Italia, picco massimo dell’ultimo decennio. In ripresa, soprattutto, gli ingressi per lavoro, che rappresentano quasi un quinto del totale. I 67 mila ingressi per lavoro del 2022 sono frutto del Decreto Flussi 2021 e sono destinati ad aumentare nei prossimi anni a seguito dei Decreti del Governo Meloni che ha previsto 122 mila ingressi per lavoro nel 2023 e 452 mila nel periodo 2024-2026, ma il fabbisogno di manodopera rimane alto a causa di crisi demografica e gap di competenze. In Europa, i Paesi con più immigrati per lavoro sono Polonia, Spagna e Germania. In Italia, il rapporto tra ingressi per lavoro e popolazione residente (11,3 ogni 10 mila abitanti) rimane inferiore rispetto alla media Ue (27,4). Il primo canale d’ingresso in Italia, infatti, rimane il ricongiungimento familiare (38,9 per cento del totale).
Mercato del lavoro in ripresa
Dopo la flessione dovuta alla pandemia, il tasso di occupazione degli stranieri (60,6 per cento) torna a superare quello degli italiani (60,1 per cento), pur rimanendo al di sotto dei livelli pre-Covid. Gli occupati stranieri sono 2,4 milioni e si concentrano nei lavori manuali: l’incidenza degli stranieri, infatti, è mediamente del 10,3 per cento sui lavoratori totali, ma raggiunge il 28,9 per cento tra il personale non qualificato. I lavoratori immigrati producono 154,3 miliardi di valore aggiunto, dando un contributo al Pil pari al 9 per cento. L’incidenza sul Pil aumenta sensibilmente in agricoltura (15,7 per cento) ed edilizia (14,5 per cento).
Continua l’aumento degli imprenditori immigrati che nel 2022 sono 761 mila (10,1 per cento del totale). In dodici anni (2010-22), gli immigrati sono cresciuti del 39,7 per cento mentre gli italiani sono diminuiti del 10,2 per cento. L’incidenza più alta è al Centro-Nord e nei settori delle costruzioni, del commercio e della ristorazione.
Impatto fiscale positivo
Dopo la pandemia, torna a crescere il numero di contribuenti immigrati. Si tratta di 4,3 milioni di contribuenti (10,4 per cento del totale), che nel 2022 hanno dichiarato redditi per 64 miliardi di euro e versato 9,6 miliardi di Irpef. Rimane alto il differenziale di reddito pro-capite tra italiani e immigrati (circa 8 mila euro annui di differenza). Positivo il saldo tra il gettito fiscale e contributivo (entrate 29,2 miliardi) e la spesa pubblica per i servizi di welfare (uscite 27,4 miliardi), con 1,8 miliardi di euro in attivo. Gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.
In provincia di Alessandria i contribuenti nati all’estero sono 34.660, pari all’11,3 per cento del totale. Il volume di reddito è di 509 milioni di euro con un reddito medio di 15.210 euro (8.620 il differenziale con il reddito degli italiani). L’Irpef versata è di 69 milioni di euro per una media di 2.910 euro (differenziale Italia-estero di 2.520 euro).