credit Wendy Elliot per Save the Children
La maggior parte delle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo restano invisibili: quelle identificate nel periodo 2017-2020 a livello globale non hanno superato i 190 mila casi, secondo il Global Report on Trafficking in Persons 2022 dell’Onu. Chi ha sofferto di più per mano dei trafficanti, secondo gli ultimi dati, sono state le donne (42 per cento) e i minori (35 per cento), mentre le principali forme di sfruttamento sono state di tipo lavorativo o sessuale, in proporzioni praticamente identiche, rispettivamente 38,8 e 38,7 per cento.
Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11 per cento tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece, è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti in corso, che costringono milioni di persone a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilità e povertà estrema, soprattutto nel caso di donne, bambine e bambini. Si tratta di persone potenzialmente esposte al rischio di tratta e sfruttamento. A livello geografico, la maggior parte delle persone divenute vittime di tratta per conseguenza delle guerre si è spostato dall‘Africa Sub-Sahariana (73 per cento) e dal Medio Oriente (11 per cento), le due aree più colpite dai conflitti.
Anche in Europa, sottolineano le fonti istituzionali, si stima un numero elevato di vittime non registrate, mentre i casi emersi nel periodo 2019-2020 sono stati 14.311, per il 23 per cento riguardanti i minori. In Italia, le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, in più di 1 caso su 3 (35 per cento) si è trattato di minori, con una prevalenza di bambine e ragazze (168 casi) rispetto a bambini e ragazzi (96). Le sole vittime prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2022 sono state 850, di cui il 59 per cento donne e poco meno del 2 per cento i minori. Il principale paese d’origine è la Nigeria (46,7 per cento), seguita da Pakistan (8,5 per cento), Marocco (6,8 per cento), Brasile (4,5 per cento), Costa d’Avorio (3,3 per cento) e altri Paesi, mentre tra le forme di sfruttamento prevale quello di tipo sessuale (38 per cento), seguito dallo sfruttamento lavorativo (27,3 per cento).
Questi sono alcuni dei dati in evidenza nella XIII edizione del rapporto Piccoli Schiavi Invisibili diffuso da Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine e garantire loro un futuro, per la Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che ricorre il 30 luglio, che mette in luce e denuncia le condizioni dei minori, vittime o a rischio di tratta e sfruttamento nel nostro Paese. Il focus del rapporto è dedicato quest’anno a quei bambini, bambine e adolescenti che crescono in aree dove la condizione di sfruttamento dei genitori li rende vittime, sin dalla nascita, di un sistema di violazione dei loro diritti basilari sistematico, esponendoli anche al rischio di divenire loro stessi vittime dello sfruttamento ed esposti ad abusi. In questa edizione, Piccoli Schiavi Invisibili accende un faro sulla condizione dei minori che vivono nei territori caratterizzati dallo sfruttamento del lavoro agricolo, raccontati dalla giornalista Valentina Petrini, co-curatrice del rapporto.
Quella che emerge è la fotografia di bambine e bambini figli di braccianti sfruttati che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in condizioni di forte isolamento, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. Sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi specifici messi in campo, sono per lo più “invisibili” per le istituzioni di riferimento, non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio. Il rapporto raccoglie testimonianze dirette di chi ha subito o subisce lo sfruttamento, insieme a quelle di rappresentanti delle istituzioni e delle realtà della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti, impegnati in prima linea, che restituiscono un quadro di diffusa privazione dei diritti di base che compromette il presente e il futuro dei bambini e delle bambine che nascono e crescono in queste condizioni.
La tratta e il grave sfruttamento, che sia lavorativo o di altro tipo, si nutrono dello stato di bisogno degli individui con meno risorse sociali ed economiche, e il rapporto mira a far comprendere il nesso nocivo tra tratta, grave sfruttamento e infanzia negata. “Abbiamo voluto dar voce a bambini, bambine e adolescenti che vivono ogni giorno in un vero e proprio cono d’ombra, subendo gravissime violazioni nel loro accesso alla salute e all’educazione. Questo Rapporto ci dice che i lavoratori e le lavoratrici sfruttate in campo agricolo, oltre ad essere vittime dirette di questa condizione, sono anche genitori, madri e padri di bambini invisibili che crescono nel nostro Paese privi di diritti essenziali. Questa dimensione così grave dello sfruttamento troppo spesso, sino ad oggi, è stata ignorata. È fondamentale innanzitutto riconoscere l’esistenza di questi bambini, assicurare ad ognuno di loro la residenza anagrafica, l’iscrizione al servizio sanitario e alla scuola e i servizi di sostegno indispensabili per la crescita” ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.
“Per questo motivo, chiediamo al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato con un programma specifico per l’emersione e la presa in carico dei figli dei lavoratori agricoli vittime di sfruttamento, da definire con le parti sociali e il Terzo Settore, alla luce delle esperienze e delle buone pratiche sperimentate sul campo. Chiediamo inoltre ai Prefetti dei territori dove il fenomeno è più presente di attivare un coordinamento con gli uffici scolastici provinciali, i servizi sociali, l’associazionismo e le organizzazioni sindacali per una sistematica azione di monitoraggio della presenza dei minorenni nei territori agricoli e per una offerta attiva dei servizi di base. In questo quadro, riteniamo anche necessario che questo tema sia inserito nei percorsi di formazione degli ispettori del lavoro e di tutto il personale con compiti di verifica della attuazione delle leggi in materia affinché, con il sostegno del terzo settore, delle organizzazioni sindacali e delle reti anti-tratta, si rafforzi la capacità del sistema di intercettare in modo tempestivo tutte le forme, dirette e indirette, di sfruttamento dei minorenni in ambito agricolo e si potenzino le misure di protezione e di sostegno alle vittime”.
Tra gli altri progetti messi in campo da Save the Children, Vie d’Uscita, lanciato nel 2012, e realizzato nel Lazio, in Veneto, Piemonte, Liguria, Marche e Abruzzo in collaborazione con i partner che includono le Cooperative Sociali Equality, Comunità dei Giovani, CivicoZero Roma, On the Road e Agorà, oltre ad Afet Aquiloni e Piam. Il progetto si occupa dell’individuazione diretta delle vittime anche su strada, e dei percorsi di fuoriuscita dai circuiti della tratta a scopo di sfruttamento sessuale o lavorativo e dell’accompagnamento all’autonomia economica e sociale. Dal 2021 è attivo il progetto Nuovi Percorsi, realizzato in collaborazione con il Numero Verde Anti-tratta, gli enti anti-tratta attivi in tutta Italia e altri enti territoriali, sia pubblici che del privato sociale, per supportare la presa in carico di mamme vittime e dei loro figli in modo integrato, delineando un percorso individualizzato per ciascun nucleo e attivando Doti di Cura finalizzate a favorire l’autonomia della madre e percorsi sani di crescita per i figli.
Qui potete scaricare il rapporto Piccoli Schiavi Invisibili 2023