Sono 3.561.540 i cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia al 1° gennaio 2022. Sono i dati che emergono dal Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, giunti all’undicesima edizione, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione e Anpal Servizi.

Le 16 comunità extra Ue più numerose sul territorio italiano sono Marocco, Albania, Cina, Ucraina, India, Filippine, Egitto, Pakistan, Moldova, Sri Lanka, Senegal, Tunisia, Nigeria, Perù ed Ecuador. Il 2021 ha registrato un incremento delle presenze del 5,6 per cento, oltre 186 mila cittadini extra Ue in più rispetto all’anno precedente. Per la prima volta dopo quattro anni il numero di cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti torna ad aumentare, pur non raggiungendo le presenze ai livelli pre-pandemici. L’aumento coinvolge tutte le principali comunità, seppur con intensità diverse, a eccezione di quella moldava (sostanzialmente stabile) e di quella ecuadoriana, che fa registrare una riduzione dell’1,1 per cento delle presenze.

Le variazioni positive più rilevanti riguardano la comunità egiziana (+9,2 per cento), bangladese, pakistana (entrambe +8,8 per cento) e nigeriana (+7,7 per cento). A incidere sull’andamento delle presenze sono da un lato i nuovi ingressi, che rappresentano un flusso in entrata nello stock dei regolarmente soggiornanti, dall’altro le acquisizioni di cittadinanza, che comportano invece un effetto sostitutivo nelle statistiche. Le acquisizioni di cittadinanza a favore di cittadini di origine non comunitaria ammontano nel 2021 a 109.594 (il 7,5 per cento in meno rispetto all’anno precedente). Tra i nuovi cittadini spiccano per numero i nati in Albania (20,5 per cento) e Marocco (15,1 per cento), seguiti dai neocittadini nati in Bangladesh, India e Pakistan, con quote pari rispettivamente a 4,7, 4,1 e 4 per cento.

La popolazione extra Ue in Italia registra complessivamente un equilibrio di genere quasi perfetto (uomini 51, donne 49 per cento), con significative differenze tra le comunità, dovute sia ai diversi modelli migratori, sia al differente grado di stabilizzazione sul territorio. Nelle comunità pakistana, senegalese e bangladese gli uomini rappresentano il 72,6, 72,5 e 71,7 per cento, mentre nelle comunità ucraina e moldava prevalgono le donne (79 e 67,1 per cento). Mostrano invece una composizione di genere più bilanciata altre comunità, con maggiore anzianità migratoria, come le comunità cinese, albanese, srilankese e marocchina.

Rimane elevata la quota di minori tra i cittadini non comunitari: 21 per cento circa, a fronte di un’incidenza del 15,3 per cento sulla popolazione di cittadinanza italiana. La quota di minori risulta massima per le comunità egiziana, marocchina, tunisina e nigeriana, collettività che hanno una consolidata storia di migrazione nel nostro Paese, nel caso delle nazionalità nordafricane e, in particolare per la nigeriana, la marocchina e l’egiziana, tassi di natalità più elevati. Viceversa, le percentuali più basse si rilevano nelle comunità ucraina (8,7 per cento), moldava (16,8 per cento), filippina (17,6 per cento) e peruviana (18,2 per cento), che corrispondono a quelle con i tassi di natalità più bassi, caratterizzate dall’ampio inserimento nel settore dei servizi domestici e alla persona e in alcuni casi da un modello migratorio di tipo circolare.

Motivi di ingresso e soggiorno in Italia
I nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel 2021 ammontano a 241.595, ovvero 135.092 in più dell’anno precedente. Dopo il forte calo del 2020 dovuto alle restrizioni alla mobilità seguite alla pandemia da Covid-19, si rileva un aumento pari al 126,8 per cento, che riporta il numero dei nuovi titoli al valore registrato nel 2018. Anche nel 2021 prevalgono i permessi rilasciati per motivi familiari, che coprono il 51 per cento degli ingressi, mentre il lavoro torna dopo anni ad essere la seconda motivazione di rilascio dei documenti (21,1 per cento), registrando un aumento esponenziale rispetto all’anno precedente. Questa crescita è dovuta soprattutto alla procedura di regolarizzazione di cittadini non comunitari già presenti sul territorio prevista dal decreto legge 34 del 2020. Il 12,8 per cento degli ingressi è legato a richiesta o detenzione di una forma di protezione, il restante 7,3 per cento a motivi di studio. Quello familiare rappresenta il principale motivo di ingresso nel Paese per la maggior parte delle nazionalità, raggiungendo l’incidenza massima, superiore o prossima al 70 per cento, per i cittadini provenienti da Sri Lanka (76,9 per cento), Ecuador (75 per cento), Marocco (72,9 per cento) e Filippine (69,9 per cento). Fanno eccezione la comunità pakistana, che vede prevalere come motivazione di ingresso la richiesta o detenzione di una forma di protezione (41,2 per cento), e quelle ucraina e peruviana, i cui ingressi risultano legati prevalentemente a motivi di lavoro (rispettivamente nel 52,4 e 39,7 per cento dei casi). È elevata l’incidenza di nuovi titoli per motivi di studio per la comunità cinese (29,8 per cento), elemento che da sempre contraddistingue questa comunità.

Continua anche nel 2021 il graduale e costante aumento dei permessi di soggiorno di lungo periodo, primo indicatore del livello di integrazione della popolazione non comunitaria, che al 1° gennaio 2022 raggiungono un’incidenza pari al 65,8 per cento sul totale dei titoli di soggiorno. Le comunità che fanno rilevare una maggiore quota di lungo soggiornanti sono la moldava (85,9 per cento), l’ucraina (81,2 per cento), l’ecuadoriana (79,4 per cento), la tunisina (73,9 per cento), la marocchina (72,6 per cento), la filippina (70,5 per cento) e la peruviana (70,1 per cento), che possono contare su una maggiore anzianità migratoria. La quota di titolari di permessi di lungo soggiorno risulta invece più bassa nelle comunità nigeriana (38,3 per cento) e pakistana (49,7 per cento).

La partecipazione al mercato del lavoro
La presenza migrante è ormai un elemento strutturale mercato del lavoro italiano, con il 7,1 per cento della forza lavoro di cittadinanza extracomunitaria. Tra il primo semestre 2022 e l’anno precedente si rileva una crescita complessiva del numero degli occupati e un calo di inattivi e persone in cerca di occupazione. Per la popolazione non comunitaria complessivamente considerata, si assiste a una crescita del tasso di occupazione del 4 per cento e contemporaneamente a una riduzione della quota di inattivi (-3,4 per cento) e di persone in cerca di occupazione sulle forze lavoro (-2,1 per cento). Questa dinamica viene rilevata anche per la maggioranza delle comunità. Le variazioni più rilevanti riguardano le comunità peruviana, cinese e albanese, che fanno registrare contemporaneamente un deciso incremento dei tassi di occupazione e un cospicuo decremento dell’inattività. Le comunità ecuadoriana e pakistana sono quelle che più se ne distanziano, facendo registrare un significativo calo della quota di occupati e aumenti della disoccupazione e dell’inattività, ma anche Senegal e Nigeria fanno rilevare tendenze occupazionali negative.

A incidere sulle dinamiche del mercato del lavoro è anche il livello di coinvolgimento della componente femminile. Le comunità connotate da un maggior protagonismo femminile, come la filippina, l’ucraina, la moldava e la peruviana, fanno rilevare la più elevata quota di occupate sulla popolazione femminile e tassi di inattività femminile più bassi. Una situazione del tutto speculare si rileva invece tra le collettività provenienti dal subcontinente indiano e dal Nord Africa, che fanno registrare per le donne i più bassi tassi di occupazione e i più elevati tassi di inattività (per le nazionalità pakistana, bangladese ed egiziana arriva a superare l’80 per cento).

L’imprenditoria migrante
Rilevante anche nel 2021 il protagonismo della popolazione non comunitaria in ambito imprenditoriale: sono infatti 507.726 le imprese extra Ue in Italia, un numero in aumento dell’1,9 per cento rispetto all’anno precedente. Queste imprese rappresentano l’8,4 per cento del complesso delle imprese italiane. Si tratta in netta prevalenza di imprese individuali che investono soprattutto nel commercio e nell’edilizia. Le comunità più rappresentate tra gli imprenditori individuali extra Ue sono quella marocchina. cinese e albanese. Tra gli imprenditori individuali nati in Paesi extraeuropei prevale il genere maschile, che raggiunge un’incidenza del 78 per cento circa; notevole invece la quota di imprenditrici tra i titolari ucraini (52,8 per cento), filippini (49,5 per cento), cinesi (47 per cento) e nigeriani (37,1 per cento).

Le rimesse
Il volume complessivo di rimesse in uscita dall’Italia nel 2022, secondi i dati della Banca d’Italia, ha raggiunto gli 8,212 miliardi di euro, con una crescita del 6 per cento rispetto al 2021. Il continente asiatico rappresenta la prima destinazione delle rimesse dall’Italia con il 45 per cento dei flussi (in particolare verso Bangladesh, Pakistan e Filippine), seguito dall’Africa (25,6 per cento) e dall’America Latina (11,8 per cento).

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Qui potete scaricare il Quaderno di confronto delle comunità