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La povertà in Italia tocca quasi un residente su dieci: secondo l’Istat, infatti, il 9,4 per cento della popolazione residente vive in una condizione di povertà assoluta. Quindici anni fa il fenomeno riguardava appena il 3 per cento della popolazione. In termini assoluti si contano 5 milioni 571mila persone in stato di povertà assoluta ma erano 1,8 milioni solo tre lustri fa. In questa fase di marcata insicurezza globale si rafforzano le disuguaglianze tra le famiglie più benestanti e quelle meno abbienti, in continuità con quanto accaduto con la pandemia da Covid-19.
I dati dell’Osservatorio Caritas offrono un prezioso spaccato sui volti di povertà del nostro tempo, integrando i dati di fonte ufficiale. Nel 2022, nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (complessivamente 2.855) le persone incontrate e supportate sono state 255.957. Rispetto al 2021 si è registrato un incremento del 12,5 per cento del numero di assistiti, in gran parte legato alla crescita delle persone di cittadinanza ucraina accolte dalla Chiesa in Italia (rispetto al 2021 il numero degli stranieri di cittadinanza ucraina sostenuti è salito da 3.391 a 21.930). Tuttavia se si esclude “l’effetto guerra”, il trend rispetto all’anno precedente è comunque di crescita, ridimensionata però ad un + 4,4 per cento. Complessivamente l’incidenza delle persone straniere si attesta al 59,6 per cento (era al 55 nel 2021) con punte che arrivano al 68,6 e al 66,4 per cento nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est. A chiedere aiuto sono per lo più persone che fanno fatica a trovare un lavoro, disoccupati o inoccupati (48 per cento) ma anche tanti occupati, working poor o lavoratori poveri su base familiare, che sperimentano condizioni di indigenza (22,8 per cento).
Nel 2022 appare sempre più marcato il peso delle povertà multidimensionali: nell’ultimo anno il 56,2 per cento dei nostri beneficiari ha manifestato due o più ambiti di bisogno (la percentuale si attestava al 54,5 per cento nel 2021). In tal senso prevalgono, come di consueto le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi; seguono i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità di coppia), le difficoltà legate allo stato di salute (disagio mentale, problemi oncologici, odontoiatrici) o ai processi migratori.
I beneficiari della rete Caritas possono essere distinti in 5 profili, ciascuno con dei tratti sociali specifici.
I vulnerabili soli sono per lo più di uomini, tra i 35 e i 60 anni, presentano una molteplicità di bisogni comprese voci solitamente a più bassa incidenza (casa, salute, problemi di immigrazione, problemi familiari, solitudine, abusi, maltrattamenti, problemi legati all’ambito detenzione e giustizia)
Le famiglie povere sono costituite soprattutto da donne adulte, coniugate (i due terzi), con figli (82,7 per cento), spesso minori conviventi. L’incidenza degli stranieri nel gruppo è leggermente superiore alla media. Vivono con i propri familiari o in convivenze di fatto, in nuclei di 2-4 persone. Alta la quota dei lavoratori poveri, uno su tre risulta infatti occupato. Presentano bisogni per lo più legati alla sola povertà economica.
Il profilo dei giovani stranieri in transito si identifica in uomini con un’età media di 25 anni, in maggioranza celibi. Uno su due è di nazionalità africana. Si tratta per lo più di nuove prese in carico. Sono persone che si sono concentrate al confine italo-francese nel tentativo di raggiungere altri Paesi europei, trovando assistenza in particolare nella diocesi di Ventimiglia (in un solo centro sono stati supportati oltre 14mila stranieri). Spesso sono senza dimora. Non si tratta sempre di persone sole, a volte si muovono in compagnia di familiari o conoscenti. Quasi la metà dichiara di essere uno studente. Presentano sempre bisogni multipli comprese diverse tipologie a bassa incidenza. Nonostante la complessità dei loro profili sociali hanno beneficiato solo di beni o servizi, magari di diverso tipo (cibo, viveri, vestiario, ecc.).
Il gruppo dei genitori fragili comprende in particolare persone di età compresa tra i 35 e i 60 anni, per lo più di genere femminile. Quasi sempre hanno figli minori conviventi. Vivono con i propri familiari o in convivenze di fatto, ma in nuclei mediamente più numerosi rispetto agli altri gruppi. Nel gruppo l’incidenza delle persone di cittadinanza italiana appare più alta della media. Alto il disagio occupazionale: due su tre esprimono infatti un bisogno legato al lavoro.
I poveri soli sono soprattutto adulti di genere maschile, per lo più tra i 35 e i 65 anni, di età media più alta rispetto agli altri profili, vivono soli e presentano una elevata incidenza rispetto agli altri gruppi di celibi, separati/divorziati, vedovi e pensionati. Sono quasi sempre senza figli. Sono presenti in prevalenza al Nord-Ovest (due su tre) o nelle regioni tirreniche del Centro. Quasi la metà di essi vive in grandi città. Uno su due presenta solo bisogno di povertà. Richiedono più spesso degli altri un’assistenza di tipo socio-assistenziale.
Qui potete scaricare il Report Statistico Nazionale 2023 Caritas Italiana