I cittadini stranieri regolarmente presenti sono una realtà consolidata anche in Italia, anche se in misura più contenuta rispetto a molti altri Paesi europei.
Dal 26 giugno l’Istat rende disponibile, sulla pagina dedicata, la nuova edizione di Noi Italia, pubblicazione web diffusa con cadenza annuale dal 2008, che offre una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d’insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell’Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo.
Al 1° gennaio 2022, risiedono in Italia circa 5 milioni di cittadini stranieri, che rappresentano l’8,5 per cento del totale dei residenti. Rispetto all’anno precedente, sono diminuiti di 141 mila unità (-2,7 per cento ), di cui circa 41 mila da imputare al saldo naturale e migratorio negativo e altre 100 mila non censite, nel 2021. Nel 2021, prosegue la diminuzione delle nascite di bambini stranieri (57 mila nati rispetto ai 60 mila del 2020), mentre aumentano le iscrizioni anagrafiche dall’estero (244 mila, rispetto alle 192 mila del 2020) e le cancellazioni anagrafiche per l’estero (64 mila, rispetto alle 39 mila del 2020). Nel 2021, 121 mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana (-7,8 per cento rispetto al 2020).
Al’’inizio del 2022, in Italia, sono regolarmente presenti 3.561.540 cittadini non comunitari, dei quali il 65,8 per cento ha un permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel 2021, i nuovi permessi di soggiorno rilasciati a cittadini non comunitari sono stati quasi 242 mila, con un aumento del 127 per cento rispetto al 2020, quando, a causa della pandemia, si era registrato il minimo storico dei nuovi ingressi nel nostro Paese. I motivi prevalenti dei nuovi ingressi sono il ricongiungimento con la famiglia (50,9 per cento) e i motivi di lavoro (21,1 per cento). Questi ultimi sono quelli che hanno fatto registrare il più forte incremento rispetto al 2020 (+394,5 per cento , a seguito del provvedimento di regolarizzazione emanato nel 2020 (art. 103 del dl 34/2020), tornando così a superare, come non accedeva più dal 2014, le richieste di asilo e protezione internazionale (12,8 per cento).
Per quanto riguarda il lavoro, permangono differenze tra italiani e stranieri. Nel 2022, il tasso di occupazione degli stranieri tra i 20 e i 64 anni si riavvicina a quello dei coetanei italiani per la sua crescita più intensa (rispettivamente +2,8 e +2,0 punti percentuali), risultando ancora inferiore a quello degli autoctoni (il 64,2 per cento contro il 64,9 per cento). Il tasso di disoccupazione diminuisce maggiormente per gli stranieri (-2,4 rispetto a -1,3 punti), ma gli stranieri continuano a presentare una percentuae più elevata (12 per cento rispetto a quello degli italiani (7,6 per cento . Il tasso di inattività (15-64 anni) per gli stranieri resta invece inferiore rispetto a quello degli autoctoni (31,2 contro 34,8 per cento , con differenze più marcate nel Sud.
Nel 2022, il grado di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani, a discapito dei miglioramenti dell’ultimo biennio. Il 52,3 per cento degli stranieri tra i 15 e i 64 anni ha conseguito al più la licenza media, contro il 37,7 per cento dei coetanei italiani; il 37,4 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 10,2 per cento una laurea, a fronte, rispettivamente, del 43,2 per cento e del 19 per cento degli italiani della stessa fascia d’età.
Storicamente, gli stranieri sul territorio italiano si sono concentrati soprattutto nelle ripartizioni Centro-Nord dove, al 1° gennaio 2022, risiede l’83,8 per cento degli stranieri residenti in Italia. Il Nord (59 per cento, quasi 3 milioni di individui), e in particolare, il Nord-Ovest (34,2 per cento, circa 1,7 milioni) sono le aree più attrattive. Il Centro accoglie il 25 per cento dei residenti stranieri (1,2 milioni) e il Sud e le Isole, rispettivamente, l’11,6 e il 4,6 per cento. Nel confronto con il 2020, le Regioni che hanno registrato il calo maggiore sono Lombardia, Toscana, Lazio e Veneto, mentre Calabria, Puglia e Basilicata sono le uniche a mostrare un incremento di stranieri, seppur ridotto. Il ridimensionamento delle nascite di bambini stranieri è marcato tanto al Centro-Nord (-4,8 per cento) quanto nel Mezzogiorno (-4,7 per cento rispetto al 2020). Il numero di nati stranieri si conferma in ogni caso molto più elevato in queste ultime ripartizioni, proprio in virtù della maggiore presenza di cittadini stranieri.
Al 1° gennaio 2022, circa l’85 per cento dei cittadini non comunitari regolarmente presenti ha un permesso rilasciato o rinnovato nel Centro-Nord, mentre solo il 14,6 per cento l’ha ottenuto o rinnovato nel Mezzogiorno. Le Regioni con le quote più elevate di rilasci o rinnovi di permessi di soggiorno sono Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio e Veneto. L’incremento dei nuovi flussi di ingresso ha riguardato invece soprattutto il Sud (+153 per cento) e le Isole (+151 per cento).
Al 1° gennaio 2021, l’incidenza degli stranieri residenti in Italia è leggermente superiore alla media Ue (8,4 per cento). Al dodicesimo posto nella graduatoria dei 27 Paesi, l’Italia segue la Germania (12,7 per cento) e la Spagna (11,3 per cento), ma precede la Francia (7,7 per cento). In questi Paesi, la storia dell’immigrazione ha radici più antiche e una quota più rilevante di residenti originariamente cittadini stranieri che possono aver acquisito la cittadinanza.