Nuovo record negativo per le nascite in Italia. Secondo i dati del report Istat su natalità e fecondità della popolazione residente nel 2021, pubblicato il 19 dicembre scorso, nel 2021 le nascite sono 400.249, circa 4.500 in meno rispetto al 2020 (-1,1%). Anche nel 2021 c’è un nuovo superamento, al ribasso, del record di denatalità. Dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%). Questa diminuzione è attribuibile per la quasi totalità alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani (314.371 nel 2021, quasi 166 mila in meno rispetto al 2008).
Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne italiane sono sempre meno numerose. A partire dagli anni Duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane, spesso derivante dei ricongiungimenti familiari favoriti dalle regolarizzazioni, ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust, la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995.
Ma l’apporto positivo dell’immigrazione sta lentamente perdendo efficacia man mano che invecchia anche il profilo per età della popolazione straniera residente. Il report Istat sottolinea anche la riduzione del contributo alla natalità da parte dei cittadini stranieri. Dal 2012 al 2021 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero (21.461 in meno) che, con 85.878 unità, costituiscono il 21,5% del totale dei nati. Le boomer straniere (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta), che hanno fatto il loro ingresso regolarmente come immigrate e sono “emerse” o sono stare “ricongiunte” a seguito delle regolarizzazioni di inizio secolo, hanno realizzato nei dieci anni successivi buona parte dei loro progetti di avere figli nel nostro Paese, contribuendo in modo importante all’aumento delle nascite e della fecondità di periodo. Ma le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i “vuoti” di popolazione femminile, stanno a loro volta invecchiando. I nati da genitori entrambi stranieri, scesi sotto i 70 mila nel 2016, continuano a diminuire nel 2021 attestandosi a 56.926 (quasi 23 mila in meno rispetto al 2012), anche per effetto delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio, e costituiscono il 14,2% del totale dei nati.
L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è notoriamente molto più elevata nelle regioni del Nord (20,6% nel Nord-est, 20,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,9%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore (5,6% al Sud e 5,2% nelle Isole). A livello nazionale è il 14,2%, pari a quello del Lazio.
Considerando la cittadinanza delle madri, al primo posto si confermano i nati da donne rumene (13.611 nati nel 2021), seguono quelli da donne marocchine (9.559) e albanesi (8.680); queste cittadinanze coprono il 41,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini è alta nelle comunità asiatiche e africane.
Qui potete scaricare il report completo e le tavole con i dati