Credits: Unicef/Anicito/2024 

È online La nostra voce conta, il rapporto dell’Unicef che raccoglie e analizza i dati emersi dai sondaggi condotti nel 2024 di U-Report On The Move, la piattaforma d’ascolto e partecipazione pensata per dare voce ad adolescenti e giovani migranti e rifugiati/e in Italia. Con oltre 18 mila iscritti in Italia, questa piattaforma, attiva su social come Facebook, Instagram e TikTok, è uno spazio dove giovani persone rifugiate, migranti e minorenni stranieri/e non accompagnati possono esprimersi e farsi ascoltare.

Il rapporto mette in luce le principali sfide che i/le giovani rispondenti affrontano quotidianamente, tra cui il problema di sicurezza. Uno/a su tre dichiara di evitare certi luoghi per paura di aggressioni o discriminazioni, con una percentuale ancora più alta tra le ragazze. Il genere, il colore della pelle e la religione sono tra i principali fattori che alimentano questo senso di insicurezza.

Proprio il rischio di discriminazione resta una barriera importante. Quasi la metà dei partecipanti al sondaggio percepisce atteggiamenti di sospetto e paura nei propri confronti, contro solo un 18 per cento che riscontra invece atteggiamenti empatici. Sono infatti riportati con frequenza episodi di discriminazione legati al colore della pelle (39 per cento) o alla religione (6 per cento).

Colpiscono anche i dati sul benessere psicosociale e sulla salute mentale. 6 su 10 dei/delle giovani ha dichiarato che il percorso di accoglienza ha avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale. Molte e molti affrontano ansia, stress e un senso di incertezza, spesso aggravati da barriere linguistiche, difficoltà economiche e paura del giudizio. Sebbene il 46 per cento riconosca l’importanza di chiedere aiuto, solo una minoranza ha avuto accesso a supporto psicologico professionale, evidenziando l’urgenza di ampliare e migliorare questi servizi. Tre su 10 sottolineano l’importanza, per il loro benessere, di avere informazioni chiare sul percorso di accoglienza. 

Nel campo dell’istruzione, il 31 per cento dei giovani non frequenta alcun percorso educativo e chi riesce a iscriversi spesso deve affrontare lunghi tempi di attesa. Inoltre, il 47 per cento degli intervistati ha iniziato a studiare l’italiano solo dopo due mesi dall’arrivo, un ritardo che ha ritardato ulteriormente il processo di inclusione sociale. 

Il rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni, tra cui la necessità di rafforzare l’accesso ai servizi utili, tra cui quelli di salute mentale e alle opportunità di istruzione e inclusione, garantire un’accoglienza di qualità, promuovere campagne di sensibilizzazione contro la discriminazione e favorire meccanismi di ascolto e partecipazione.

“Questo rapporto ci ricorda che un’accoglienza efficace non può prescindere dall’ascolto e dalla partecipazione attiva dei ragazzi e delle ragazze, affinché le loro esperienze e aspirazioni possano guidare politiche e programmi più inclusivi e rispondenti ai loro bisogni” ha dichiarato Nicola Dell’Arciprete, coordinatore Unicef in Italia.

Qui potete scaricare e leggere il rapporto