Cremona: un caso studio di buona politica locale. Nella città è avvenuto un flusso non comune di minori stranieri non accompagnati: dal 2007 giovani marocchini, albanesi, kosovari ed egiziani sono arrivati in autonomia ma non avevano parenti che potevano accoglierli a casa o garantire loro percorsi di studio o di regolarizzazione. “Per questi ragazzi è stato previsto un affidamento part time nella settimana, in modo che potessero trascorrere il fine settimana in famiglia”. Ne ha parlato Lara Raffaini, referente tecnico del Comune di Cremona (settore Politiche sociali), dove coordina i percorsi di presa in carico di richiedenti asilo e rifugiati, adulti e minori, nell’incontro di formazione Reti territoriali di tutela e di sostegno dei percorsi di integrazione di minori stranieri non accompagnati promosso dalla Prefettura di Alessandria e coordinata da Codici – Ricerca e Intervento nell’ambito del progetto Agoral 2 di cui la Prefettura è capofila.
Precedentemente erano arrivati minori albanesi con un accesso diretto alle strutture di accoglienza della città ma il Comune era rimasto escluso dai percorsi di accompagnamento. Ora vivono vicino ai loro parenti. A Cremona sono presenti molti minori egiziani, tutti provenienti dalla zona del Fayyum: “Ad oggi sono migliaia, tutti molto preparati, conoscono l’inglese, le famiglie di origine sono molto presenti, possiamo dire che nel cuore e nel cervello sono molto accompagnati” ha detto la dottoressa Raffaini.
Per evitare interventi che possono provocare conflitti interni molto gravi nei minori, sono state sperimentate altre forme di accoglienza. “La comunità educativa può risultare difficile perché ha regole molto standardizzate. L’affidamento potenziato prevede invece che un minore straniero non accompagnato sia affidato con un procedimento del tribunale ad un ex msna, quindi non una famiglia ma un singolo di circa vent’anni, valutato con esito positivo durante il suo percorso, disponibile a stare al fianco dell’equipe educativa. L’esperienza è veicolo di conoscenza. Su mille minori, venti sono diventati affidatari” ha spiegato Lara Raffaini.
Cremona ha un centro diurno aperto dal lunedì mattina al venerdì sera con tante attività, il supporto scolastico ed educatori sempre presenti. Alla sera e nei weekend i ragazzi tornano nella case degli affidatari. “È un modello che funziona in città piccole. Il costo non è molto diverso dalla comunità ma il valore aggiunto è quello di veicolare messaggi tramite persone che sanno cosa vuol dire essere un minore straniero non accompagnato. Questi ragazzi non hanno bisogno di una famiglia sostitutiva ma di un esempio positivo. I minori sono molto esposti e molto ingenui. La provenienza è una forma di disabilità, non conoscono la lingua, spesso non sanno né leggere e né scrivere nemmeno in arabo”.
Nella città lombarda sono stati istituiti tavoli tematici trasversali con il Comune, gli enti del terzo settore e le istituzioni: i temi trattati sono l’ambito socio sanitario, la formazione e il lavoro, la tratta e lo sfruttamento lavorativo, la presa in carico e la sensibilizzazione territoriale.