Nel 2024 i lavoratori domestici con almeno un contributo versato all’Inps sono stati 817.403, in flessione per il terzo anno consecutivo (-3 per cento rispetto al 2023). Dopo gli incrementi registrati nel biennio 2020-2021, dovuti alla regolarizzazione spontanea legata al lockdown e al decreto sull’emersione di rapporti di lavoro irregolari si registra tra il 2021 e il 2024 una perdita di circa 158 mila lavoratori. È il dato che emerge dall’Osservatorio Lavoratori Domestici dell’Inps.

“Verosimilmente – ha affermato la consigliera d’Amministrazione dell’Istituto, Maria Luisa Gnecchi – nella categoria ‘colf’ mancano ancora tante iscrizioni: bisogna lavorare in questa direzione, Consci dell’esistenza di zone grigie. Abbiamo molte persone, entrate alla metà degli anni ’90, che si avvicinano a pensioni da 200, 300 euro. Su questo dobbiamo operare. Ecco perché questa collaborazione è utile: sono felice di una partnership destinata a garantire meccanismi di supporto per chi assiste gli anziani, i nostri affetti, specie quelli non autosufficienti”.

A seguire l’intervento del presidente di Nuova Collaborazione (associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), Alfredo Savia, che ha evidenziato come il lavoro domestico non possa più essere considerato una questione privata. “È una realtà che coinvolge milioni di famiglie e lavoratori e richiede un impegno e risposte concrete in termini di legalità e responsabilità sociale”. A giudizio di Savia “è necessario costruire una strategia nazionale condivisa, fondata su incentivi mirati, tutele adeguate e, soprattutto, su percorsi formativi strutturati. La formazione rappresenta una leva imprescindibile per garantire standard di qualità nell’assistenza a bambini, anziani e persone non autosufficienti e per valorizzare le competenze di chi, ogni giorno, svolge un ruolo delicato e fondamentale nella vita delle famiglie italiane”.

Il trend decrescente del numero complessivo dei lavoratori domestici è più marcato tra i maschi (-7 per cento) rispetto alle femmine (-2 per cento), la composizione per genere evidenzia una netta prevalenza di femmine, nel 2024 pari all’89 per cento, livello che caratterizzava gli anni pre-pandemia; quella maschile è pari all’11 per cento. In valore assoluto le donne sono 726.589 e gli uomini sono 90.814.

La composizione dei lavoratori per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri (68,6 per cento del totale) anche se si conferma una tendenza decrescente già iniziata nel 2022. Nel triennio 2022-2024 il numero degli stranieri si è ridotto del 18 per cento, la flessione dei lavoratori italiani è più contenuta (-13 per cento). La variazione dei lavoratori del 2024 rispetto al 2023 è per gli italiani del -2,1 per cento, per i lavoratori stranieri del -3 per cento. La maggior parte dei lavoratori domestici proviene dall’Europa dell’Est, con 284.686 lavoratori, pari al 34,8 per cento del totale; seguono i lavoratori di cittadinanza italiana con 257.067 unità pari al 31,4 per cento, quindi quelli provenienti dal Sud America (8,5 per cento) e quelli dall’Asia Orientale (5,8 per cento).

Nel 2024 la quota di badanti è stata del 50,5 per cento superando per la prima volta la quota di colf. Quest’ultima tipologia è prevalente tra i lavoratori italiani e quasi tutti i lavoratori stranieri, ad eccezione di quelli provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio Orientale, dal Nord Africa, dall’America del Sud e Centrale, in cui prevale la tipologia “badante”.

L’analisi dei dati sulle retribuzioni nel 2024 conferma che, contrariamente a quanto accade per altre categorie di lavoro, le lavoratrici domestiche in media hanno una retribuzione più alta rispetto agli uomini, rispettivamente 7.800 euro contro 7.500. La retribuzione oltre che per sesso di differenzia anche per tipologia di lavoro, l’attività di badante presenta retribuzioni mediamente più alte del 29 per cento rispetto all’attività di colf.

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