“Noi siamo sempre stati presenti nella Striscia di Gaza, abbiamo favorito con i nostri progetti sull’istruzione e il dialogo”. Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, è stato ospite di un incontro all’Associazione Cultura e Sviluppo di Alessandria sulla vita dei bambini nelle aree di conflitto. Ma, qual è il ruolo di questa organizzazione e come è nata? L’Unicef è stato creato nel 1946 dalle Nazioni Unite per aiutare i bambini dell’Europa devastata dalla Seconda Guerra Mondiale, e non solo i bambini di Africa e Asia come molti credono. La missione è quella di apportare sostegno in zone di emergenza (guerre, calamità naturali) e che presentano problematiche strutturali (fame, povertà, mancanza d’acqua o crisi ambientali). Il territorio di azione è vastissimo: Unicef è presente
in ben 195 paesi e ha ristabilito degli uffici permanenti in Europa a causa dell’emergenza migratoria.
Attualmente si vive la crisi più grave per l’infanzia dal 1946, con un aumento drammatico di bambini in zone di conflitto e a rischio climatico. I dati sono allarmanti, ci sono 500 milioni di bambini che vivono in zone di conflitto in 59 paesi, 1 miliardo di bambini in 33 paesi a rischio climatico, 5 milioni di bambini malnutriti in più ogni anno e 33 mila violazioni verificate contro oltre 22 mila bambini, migliaia di bambini uccisi e feriti a Gaza e in Ucraina.
L’Unicef non ha mai abbandonato la Striscia di Gaza, fornendo supporto psicologico, istruzione, acqua e cibo anche prima del recente conflitto. Le azioni svolte vanno dalla distribuzione di aiuti al ricongiungimento familiare, dall’allestimento di spazi sicuri per i bambini alle campagne di vaccinazione. Uno dei punti chiave è aiutare i bambini ad affrontare il trauma generato dal conflitto.
I bambini ucraini passano in media sei ore al giorno sottoterra a causa dei bombardamenti. Durante un’attività in una scuola, tutti i bambini hanno scritto la parola “dormire” nel disegno della loro mano, evidenziando il desiderio di un riposo sicuro.
Ma, oltre a questi due conflitti di cui si parla spesso, ci sono centinaia di aree in guerra di cui molte volte ci si dimentica. Ne sono esempi i territori di Sudan, Sud Sudan, Yemen, Afghanistan, Congo, Haiti e Libia. “Dopo l’abbandono dei media la situazione è peggiorata e questo, probabilmente succederà anche con Gaza” ha detto Iacomini.
Alle guerre si aggiunge il problema del cambiamento climatico, il cui impatto sui bambini è devastante. Più di un miliardo di bambini sono a rischio e si contano 100 morti ogni giorno in Asia Orientale e nel Pacifico a causa dell’inquinamento.