Photo Credits: Gianfranco Ferraro per Save the Children
I minorenni sono sempre più coinvolti nelle migrazioni. Tra il 2014 e il 2024 sono arrivati in Italia, da soli, via mare, 127.662 minori stranieri non accompagnati, prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma in alcuni casi anche bambini, con una media di 11.600 arrivi l’anno.
In occasione della Giornata Internazionale del migrante, Save the Children, l’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, accende i riflettori sulla condizione di questi minori, che dopo aver affrontato viaggi difficili e rischiosi per sfuggire da guerra e povertà, continuano un percorso costellato da ostacoli e difficoltà.
In Italia l’organizzazione lancia la quarta edizione del rapporto Nascosti in piena vista, che quest’anno si concentra sul compimento dei 18 anni e sul passaggio alla vita adulta, evidenziando come questo momento rappresenti una soglia critica e spesso traumatica nella vita dei minori stranieri non accompagnati, i cui percorsi di crescita in Italia rischiano di interrompersi bruscamente.
Minori non accompagnati presenti nel sistema di accoglienza
In Italia sono presenti nel sistema di accoglienza e protezione 19.215 minori stranieri non accompagnati. Oltre il 75 per cento ha tra i 16 (23,75 per cento) e i 17 anni (52,15 per cento), il 13,66 per cento tra 7 e 14 anni e solo l’1,65 per cento è nella fascia 0-6 anni. La Sicilia, ancora una volta, è la regione con la maggiore incidenza di minori stranieri soli (4.555 minori presenti al 31 ottobre 2024, pari al 24,78 per cento del totale). Sul territorio nazionale la maggioranza netta è di sesso maschile (87,70 per cento). Tra le nazionalità più rappresentate ci sono l’egiziana (3.849), l’ucraina (3.631), la gambiana (2.224), la tunisina (1.973), la guineana (1.515).
“I minori stranieri che giungono soli in Italia devono poter contare sulla possibilità di crescere in un ambiente fatto di amicizie, relazioni e sostegno, come tutti i loro coetanei. Spesso invece arrivano alla maggiore età e devono disporre di un lavoro e di una abitazione autonoma per poter rimanere regolarmente nel territorio, tutte conquiste che i loro coetanei ottengono nel corso di molti anni. Tuttavia, se le prime fasi dell’arrivo e dell’accoglienza in Italia non consentono loro un supporto adeguato, il rischio è che ai 18 anni il percorso verso l’autonomia venga di fatto interrotto bruscamente. A fare la differenza è infatti la qualità dell’accoglienza, che andrebbe prevista presso una famiglia affidataria o in una struttura dedicata. Troppo spesso, invece, i minorenni soli restano per mesi in grandi centri privi di opportunità, una situazione che al 30 settembre 2024 riguardava più di un minorenne su 4, e una volta maggiorenni si scontrano con ostacoli burocratici e conseguenti difficoltà di inserimento lavorativo e abitativo. Un forte alleato nel percorso di crescita nel nostro Paese può essere il tutore volontario, una figura adulta di riferimento con la quale confrontarsi costantemente per compiere le proprie scelte” ha dichiarato Antonella Inverno, responsabile ricerca e analisi dati di Save the Children.
Le sliding doors: accertamento dell’età, accoglienza, apertura della tutela e rilascio del permesso di soggiorno
La legge 47 del 2017 fissa i pilastri di una buona accoglienza, ma purtroppo non sempre viene rispettata. Il primo elemento cruciale riguarda l’accertamento dell’età: il rischio di essere identificati come adulti implica, infatti, diverse criticità, tra cui il possibile inserimento nella cosiddetta “procedura accelerata”, che si svolge direttamente in frontiera per chi viene da Paesi considerati sicuri, per il riconoscimento della protezione internazionale.
L’apertura della tutela e il primo rilascio del permesso di soggiorno sono i due passaggi fondamentali per avviare il percorso di inclusione di un minore straniero non accompagnato, ma le lungaggini burocratiche nella gestione dei documenti spesso ostacolano e compromettono l’intero processo. Uno dei fattori che fa la differenza nel percorso di accoglienza e integrazione di un minore solo è l’avere o meno un rappresentante legale, un punto di riferimento importante che vigili sul rispetto dei suoi diritti. Il sistema lo prevede per ciascun minore, ma nella realtà la situazione spesso è diversa ed è il tutore pro-tempore della comunità di accoglienza a dover ricoprire questo ruolo per lunghi periodi, talvolta fino al compimento del diciottesimo anno e per tanti giovani contemporaneamente. Nel 2022, i tutori volontari iscritti negli elenchi istituiti presso i tribunali per i minorenni erano solo 3.783, nonostante l’aumento di quasi il 10 per cento rispetto alla precedente rilevazione, con grandi differenze a livello territoriale.
La mancanza di documenti o il ritardo nel loro rilascio può rallentare significativamente il percorso di inclusione e creare una situazione di grande incertezza per i giovani, limitando le loro opportunità di accesso al lavoro, ai servizi, anche sanitari, e alla formazione.
Il sistema di accoglienza, tra previsioni normative e realtà
Solo poco più di un minorenne su due (58,1 per cento) a giugno 2024 era accolto in centri di seconda accoglienza, Sai o extra Sai.
Ciò significa che i minori stranieri non accompagnati sono spesso ospitati nei centri di accoglienza straordinaria (Cas minori) o in altre tipologie di strutture emergenziali, dove sono garantiti solo servizi di base e dove dovrebbero restare solo per il tempo necessario al trasferimento nelle strutture Sai, in quanto inadatti a rispondere alle esigenze di ragazzi e ragazze per periodi più lunghi.
Risulta scarsamente applicato per i minori non accompagnati il ricorso all’affido familiare, promosso dalla legge 47 del 2017 come prioritario rispetto alle strutture: a giugno 2024 risultavano accolti in famiglia appena il 20,4 per cento dei minorenni presenti in Italia, ma di questi ben l’87 per cento è rappresentato da minori ucraini.
Sebbene incida anche il progetto migratorio dei ragazzi rispetto alla destinazione finale, non devono, dunque, stupire i dati sugli allontanamenti volontari: dal 1° gennaio al 30 settembre 2024 dei 6.610 allontanamenti volontari dalle strutture registrati, il 25 per cento, pari a circa 1.650 minori, è uscito definitivamente dal sistema di accoglienza.
Tra le difficoltà che i minori stranieri non accompagnati si trovano ad affrontare, in base a quanto riportato dagli operatori, vi sono quelle legate al mancato accesso a servizi specialistici per la salute mentale, che può rappresentare un grave problema per i ragazzi e le ragazze che hanno alle spalle esperienze di violenza e traumi da curare.
Le difficoltà nei percorsi di crescita: scuola e tirocini
L’accesso a percorsi di istruzione risulta spesso problematico e questi percorsi rischiano di risolversi solo in un corso di alfabetizzazione, senza un inserimento scolastico nell’istruzione ordinaria, fondamentale anche per socializzare con i coetanei.
Dei 6.027 minori stranieri non accompagnati accolti nel Sai nel 2023, solo 3.894 erano iscritti a percorsi di scuola secondaria di I e II grado e di Istruzione e Formazione Professionale-Iefp (di questi 109 femmine e 3785 maschi).
Frontiera 18
Al compimento dei 18 anni vi sono ragazzi e ragazze che, attraverso il cosiddetto prosieguo amministrativo, ottengono dal Tribunale per i Minorenni la possibilità di proseguire il percorso di crescita continuando ad essere sostenuti fino ai 21 anni di età nell’accesso al mondo del lavoro, nella prosecuzione degli studi e nella individuazione di soluzioni abitative dignitose, storie che testimoniano come una buona rete di accoglienza e inclusione possa fare la differenza. Al 17 ottobre 2024 risultano attivi 1.601 prosiegui.
L’analisi mira a evidenziare il forte rischio di scivolamento nell’ombra dell’esclusione dei neo-diciottenni, per difficoltà e ritardi burocratici che, sommandosi a quelli relativi all’accoglienza e alla nomina del tutore, possono riguardare il prosieguo amministrativo, il rilascio del parere e la conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età, o ancora la procedura di riconoscimento della protezione internazionale. Nel corso del 2023, 11.700 neo-diciottenni sono usciti dal sistema di accoglienza e protezione. Nello stesso anno i permessi rilasciati a seguito di conversione dal permesso per minore età sono stati 1.366.
Qui potete scaricare e leggere il rapporto Nascosti in piena vista