In occasione dell’ottava Giornata mondiale dei poveri di domenica 17 novembre, Caritas Italiana ha pubblica la ventottesima edizione del Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, un lavoro che ha l’intento di accendere i riflettori sul fenomeno della povertà, rendendo maggiormente visibili alle comunità le tante storie di deprivazione esistenti. Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza è il titolo scelto per l’edizione 2024. Mentre la povertà assoluta continua a essere su livelli record, vari e multiformi fenomeni di disagio sociale si affacciano sul panorama italiano. Alcuni sono di vecchia data ma continuano a colpire in modo particolarmente allarmante.
La povertà assoluta in Italia interessa quasi 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione. Attraverso il Rapporto, sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, “non vogliamo offrire solo una fotografia della povertà in Italia, ma intendiamo rilanciare l’invito a guardare oltre le cifre per riconoscere l’umanità ferita che vibra dietro ogni numero”.
Nelle regioni del Nord si concentra quasi il sessanta per cento degli immigrati residenti in Italia (58,6 per cento) e tra loro l’incidenza della povertà è decisamente più alta. Se si guarda all’evoluzione della povertà per cittadinanza, il colpo d’occhio dello svantaggio degli stranieri appare evidente: tra le persone di cittadinanza non italiana risulta deprivato il 35,1 per cento dei nuclei, contro il 6,3 per cento di quelli italiani; in dieci anni gli stranieri hanno visto crescere l’incidenza della povertà di dieci punti percentuali, gli italiani di 1,5 punti.
Si rilevano poi altre forme di fragilità, che appaiono molto meno diffuse e che sono ad esse correlate. Si tratta soprattutto di problemi familiari (per lo più separazioni, divorzi, conflittualità di coppia, lutti), sanitari (depressione, malattie mentali), problemi legati ai processi migratori (mancato permesso di soggiorno, fuga da contesti di guerra, problemi amministrativi o altro) o di istruzione.
A rivolgersi alla Caritas in presenza di figli nella fascia 0-3 sono soprattutto le mamme (70 per cento), di cittadinanza straniera (73,2 per cento), con età media di 36 anni, coniugate (62,2 per cento), con bassi titoli di studio, che vivono in case in affitto, spesso trovate a fatica perché senza garanzie.
Le persone con un impiego che hanno bisogno di aiuto sono per lo più di cittadinanza straniera (65 per cento), uomini (51,6 per cento) e donne (48,4 per cento), di età compresa tra i 35 e i 54 anni (60,2 per cento), genitori di figli minori (70,3 per cento), domiciliati presso case in affitto (76,6 per cento), monogenitori nel 51,7 per cento dei casi, con storie assistenziali intermittenti.
I centri urbani vivono la questione dei senza dimora (42 per cento del totale degli utenti) tra i quali non vi sono più solamente persone con disturbi o grave marginalità ma anche giovani o adulti stranieri che non riescono a trovare casa nonostante siano occupati.
Qui potete scaricare e leggere il Rapporto Caritas