Si è tenuto lunedì 23 settembre, a Palazzo Chigi, l’incontro tra il Governo e i sindacati sulle nuove norme in preparazione in materia di immigrazione. Alla riunione hanno partecipato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Confasal, Cisal e Confintesa.
“Sono stati posti temi importanti, relativi alle diverse criticità del sistema flussi, così come già evidenziate da tempo dalla nostra organizzazione, ma ribadiamo che le modifiche alla disciplina dell’ingresso per lavoro dei cittadini stranieri in Italia da sole non bastano, occorre un cambio complessivo delle politiche migratorie, a partire dall’abolizione della legge Bossi-Fini. Serve una riforma d’insieme, abbandonando un approccio tutto incentrato sull’ordine pubblico, la sicurezza e la repressione, come quella che il Governo continua a praticare”. Ad affermarlo la segretaria confederale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli.
Per la dirigente sindacale “bisogna superare le inefficienze e la casualità che caratterizza la modalità del click day, una lotteria con cui i lavoratori entrano nel nostro Paese, con un meccanismo che copra l’intero anno rispondendo ai reali fabbisogni. Riteniamo che ogni intervento di modifica del sistema dei flussi debba essere accompagnato da una procedura di regolarizzazione che sani la situazione delle persone in assenza di un valido titolo di soggiorno. Non si può far finta di non vedere che ci sono persone già presenti nel nostro Paese e che spesso lavorano in condizione irregolare. E sempre per quanto riguarda i flussi sarebbe utile ripristinare la norma che consente l’accesso anche alle persone già presenti sul territorio nazionale”.
Tra le proposte avanzate dalla Cgil, Gabrielli sottolinea “la necessità di un sistema sanzionatorio per le aziende che fanno richiesta di nulla osta e che poi a fronte dell’ingresso del lavoratore si rendono indisponibili all’attivazione del rapporto di lavoro. C’è bisogno certamente di responsabilizzare le imprese come di contrastare truffe e spazi della criminalità organizzata”. Inoltre, aggiunge “abbiamo proposto di introdurre un permesso di soggiorno per ricerca di occupazione e la figura dello sponsor, ossia un soggetto individuale o collettivo che si fa garante della persona che entra nel Paese per cercare un’occupazione”.
“È fondamentale – prosegue la segretaria confederale – il potenziamento degli organici anche per la maggiore efficienza delle procedure e la riduzione dei tempi delle procedure stesse, un tema centrale nel ripensare il ruolo attribuito alle Prefetture, alle Commissioni territoriali, ai Consolati e alle Ambasciate, relativamente al sistema flussi e più in generale per tutte le politiche migratorie”.
“L’incontro di oggi è stato un fatto positivo: da molti anni non si discuteva sul tema ai livelli di governo. Tuttavia, auspichiamo che non si sia trattato solo di un’occasione una tantum, ma dell’inizio di un percorso che ci vedrà impegnati a discutere con il governo, sul fenomeno migratorio, in maniera pragmatica” ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo.
“Sul tema non servono prove di forza né ci si può abbandonare alla propaganda, ma occorrono iniziative dirette a sottrarre alla condizione di clandestinità, alimentata dal malfunzionamento del dispositivo dei flussi, gli immigrati che entrano in Italia per lavorare. Ecco perché – ha sottolineato Biondo – il decreto flussi non va rattoppato, ma va superato, e con esso anche l’anacronistica legge Bossi- Fini, poiché il funzionamento di tale strumento, come sostenuto anche dal governo, è ormai nelle mani della criminalità organizzata”.
“Questo meccanismo – ha proseguito il sindacalista della Uil – non può funzionare sia per la cronica carenza di personale nelle amministrazioni statali coinvolte sia perché improntato su un incrocio al “buio” tra domanda e offerta di lavoro. Risulterebbe, invece, molto utile attivare in tutte le prefetture i consigli territoriali per l’immigrazione, quali luoghi in cui realizzare una collaborazione strategica tra Istituzioni e parti sociali. Così come sarebbe necessario individuare nuovi e diversificati canali di ingresso per lavoro di cittadini stranieri”.
“In tale prospettiva – ha rimarcato Biondo – attraverso meccanismi incentivanti e in assenza di pericolosità sociale, bisognerebbe dare la possibilità di emergere a quegli immigrati, circa 600.000, che sono già in Italia, piuttosto che lasciarli, senza permesso di soggiorno, in balia di caporali e della criminalità organizzata. Inoltre, occorrerebbe consentire l’ingresso per lavoro a quegli immigrati in possesso di professionalità che le imprese faticano a trovare sul territorio. Si dovrebbe, poi, ritornare a ragionare sul permesso di soggiorno tramite sponsor e sul permesso di soggiorno per attesa occupazione. E, infine, servirebbero più ispettori e più ispezioni nei cantieri e nei luoghi di lavoro”.