“Questo incontro è una riflessione sul mondo pieno di guerre, in un periodo nel quale affrontiamo questioni di grande rilevanza politica come le migrazioni. La Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 ha gli occhi rivolti maggiormente al mondo occidentale. Oggi dobbiamo ripensarla e arricchirla con una logica pluralistica”. Margherita Bassini, presidente del Cissaca, il consorzio dei servizi sociali, ha introdotto l’incontro del festival diffuso La comunità che vorrei, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

L’assessore del Comune di Alessandria Vittoria Oneto ha presentato il murale realizzato dall’artista Riccardo Ten Colombo in un workshop di pittura come messaggio di inclusione sociale.

Giorgio Barberis, direttore del Digspes dell’Università del Piemonte Orientale, ha portato alcune riflessioni su Umberto Eco prendendo spunto dal libro Migrazioni e intolleranza. Eco sosteneva che la migrazione è un fenomeno naturale impossibile da contenere, non controllabile politicamente anzi auspicabile perché porta qualcosa di nuovo. L’Europa come meticciato di culture è nel nostro destino. Il professor Barberis ha spiegato l’importanza di educare alla tolleranza contro l’intolleranza, ovvero il rifiuto per il diverso da sé, istintiva e selvaggia. “La tolleranza parte da un patrimonio di conoscenze condiviso”. Anche l’identità europea è basata sulla pace.

Valentina Sangion della Fondazione Eri e coordinatrice del Sai ha presentato alcuni dati sull’accoglienza. Il Sistema accoglienza integrazione ospita 38857 persone in tutta Italia grazie a 882 progetti tra ordinari (634), per minori stranieri non accompagnati (208) e per persone con disabilità e disagio mentale (40). Ad Alessandria sono disponibili 25 posti per uomini e per famiglie suddivisi in 5 appartamenti. Nel corso del 2023 sono state accolte 45 persone per la durata di sei mesi, tra cui 7 minori, 2 famiglie di 12 nazionalità diverse (in prevalenza provenienti da Afghanistan, Mali e Nigeria).

“Sproniamo i ragazzi a imparare l’italiano, a frequentare il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti, a fare formazione. Trovano poi lavoro come magazzinieri, nella ristorazione, nell’edilizia e nell’agricoltura – ha spiegato Valentina Sangion – l’uscita dal progetto è difficoltosa soprattutto per la ricerca di una casa da affittare”.

Anche Tiziana Piras, assistente sociale e referente per l’immigrazione del Cissaca, ha ricordato che “il Sai è un modello di accoglienza unico. Il Cas, centro di accoglienza straordinario, in realtà è il sistema principale. Il Sai dà grande opportunità ma la durata è breve”.

La serata al Chiostro di Santa Maria di Castello è proseguita con aperitivo e musica e la proiezione del film Sì, Chef. La brigade.