© Unhcr/Ala Kheir

Il numero complessivo di persone costrette alla fuga, che tocca i 120 milioni a maggio 2024, è in crescita per il dodicesimo anno consecutivo e riflette sia i nuovi conflitti e quelli che mutano, sia l’incapacità di risolvere le crisi di vecchia data. La popolazione globale in fuga equivarrebbe a quella del dodicesimo Paese al mondo per ampiezza della popolazione, quasi come quella del Giappone. Lo scorso anno le persone costrette alla fuga hanno raggiunto nuovi livelli storici in tutto il mondo, secondo quanto riportato nel Rapporto Global Trends del 2024 dell’Unhcr, l’Agenzia Onu per i Rifugiati.

Nel 2023 l’Unhcr ha risposto a un numero in netta crescita di crisi umanitarie nuove o in peggioramento, dichiarando 43 emergenze in 29 Paesi, il più alto numero annuale degli ultimi dieci anni, quadruplicato nell’arco di soli tre anni. Un fattore chiave che ha fatto lievitare il numero di persone costrette alla fuga è stato il conflitto in Sudan: dall’aprile 2023, sono stati registrati più di 7,1 milioni di nuovi sfollati nel Paese, con altri 1,9 milioni in fuga oltre i confini. Alla fine del 2023, un totale di 10,8 milioni di sudanesi era sradicato dalle proprie abitazioni.

Nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar, milioni di persone sono state costrette alla fuga l’anno scorso a causa di feroci combattimenti. L’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, stima che alla fine dello scorso anno, nella Striscia di Gaza, 1,7 milioni di persone (il 75 per cento della popolazione) erano sfollate a causa della violenza e alcuni rifugiati palestinesi erano dovuti fuggire più volte. La Siria rimane la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga.

“Dietro a questi numeri, in netto aumento, si nascondono innumerevoli tragedie umane. Questa sofferenza deve spingere la comunità internazionale ad agire con urgenza per affrontare le cause profonde degli sfollamenti forzati – ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – È giunto il momento che le parti in conflitto rispettino il diritto bellico e il diritto internazionale. Il fatto è che senza una cooperazione migliore e sforzi concertati per affrontare conflitti, violazioni dei diritti umani e crisi climatica, il numero di persone costrette alla fuga continuerà a crescere, portando nuova miseria e costose risposte umanitarie”.

Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre. l’aumento più consistente del numero di persone in fuga riguarda quelle che abbandonano le proprie case ma rimangono nel proprio Paese: 68,3 milioni di persone, con un incremento di quasi il 50 per cento in cinque anni.

Il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione internazionale è salito a 43,4 milioni. Il 73 per cento dei rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr proviene da soli cinque Paesi (Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan). La popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è quella afghana, che rappresenta uno su sei di tutti i rifugiati sotto il mandato dell’Unhcr.

Iran (3,8 milioni), Turchia (3,3 milioni), Colombia (2,9 milioni), Germania (2,6 milioni) e Pakistan (2 milioni) ospitano le popolazioni di rifugiati più numerose. Quasi tutti i rifugiati ospitati in Iran e Pakistan sono afghani e, allo stesso modo, quasi tutti i rifugiati in Turchia sono siriani. Nonostante la percezione, il rapporto Global Trends dice che la stragrande maggioranza dei rifugiati è ospitata in Paesi limitrofi a quelli della crisi (69 per cento), e il 75 per cento risiede in Paesi a basso e medio reddito che insieme producono meno del 20 per cento del reddito mondiale. I 45 Paesi meno sviluppati, che insieme rappresentano meno dell’1,4 per cento del prodotto interno lordo globale, ospitano oltre il 21 per cento di tutti i rifugiati a livello mondiale.

Sono numerose le buone pratiche nel mondo per favorire l’inclusione dei rifugiati nelle comunità ospitanti: come il Piano Shirika, iniziativa del governo del Kenya che prevede che per i 600 mila rifugiati nel Paese, per lo più somali e sud sudanesi, saranno progressivamente adottate misure per includerli nelle comunità in cui vivono.

In Italia, l’Unhcr è impegnata in numerosi progetti e iniziative volte a favorire l’accesso ai servizi, l’inclusione lavorativa e l’ampliamento dei canali sicuri e regolari per arrivare in Italia. Il programma Welcome – Working for refugee integration in soli sette anni ha coinvolto oltre 700 aziende che hanno realizzato oltre 30 mila percorsi di inserimento lavorativo. Nove importanti comuni italiani hanno poi aderito alla Carta per l’integrazione proposta da Unhcr, mettendo a disposizione sui propri territori spazi comuni polifunzionali per facilitare a rifugiati e richiedenti asilo l’accesso ai servizi fondamentali. Inoltre, l’Italia è impegnata per offrire ai rifugiati l’opportunità di arrivare attraverso canali regolari e sicuri come i corridoi umanitari, universitari e lavorativi, le evacuazioni di emergenza e il reinsediamento, che permettono ai rifugiati di ricostruirsi un futuro in dignità senza essere costretti a intraprendere viaggi pericolosi nelle mani dei trafficanti.

Ad esempio sono state reinsediate in Italia 2.805 persone rifugiate dal 2015 ad oggi. A partire dal 2017, inoltre, sono state trasferite dalla Libia attraverso evacuazioni e corridoi umanitari 1.510 persone vulnerabili ed altre 1.300 persone circa seguiranno nei prossimi 3 anni. In Italia, le persone titolari di protezione internazionale alla fine del 2023 erano circa 138 mila, i richiedenti asilo 147 mila oltre 161 mila cittadini ucraini titolari di protezione temporanea, mentre si stima siano circa 3.000 le persone apolidi.

Il rapporto Global Trends mostra che, a livello mondiale, più di 5 milioni di sfollati interni e 1 milione di rifugiati sono tornati a casa nel 2023. Queste cifre mostrano alcuni progressi rispetto alle soluzioni a lungo termine. In maniera altrettanto positiva, gli arrivi per il reinsediamento sono aumentati a quasi 160 mila nel 2023.

Il rapporto offre anche una nuova analisi della crisi climatica e di come questa colpisca in modo crescente e sproporzionato le persone costrette alla fuga. Il cambiamento climatico sta aumentado le esigenze di protezione e i rischi per le persone costrette alla fuga, contribuendo a nuovi esodi, continui e prolungati. Alla fine del 2023, tre quarti delle persone costrette alla fuga vivevano in Paesi con un’esposizione elevata o estrema ai rischi legati al clima.

Qui potete leggere il Rapporto Global Trends