L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, con il supporto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, hanno assistito 1000 lavoratrici e lavoratori migranti nella denuncia di una situazione di sfruttamento lavorativo e nell’attivazione dei meccanismi di tutela
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Questo risultato è stato raggiunto nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto del fenomeno dello sfruttamento lavorativo e caporalato realizzate tra maggio 2020 e aprile 2024 attraverso un efficiente collegamento tra il meccanismo ispettivo e il sistema di protezione, attualmente facilitato tramite il progetto Alt Caporalato Due, e grazie alla volontà dei lavoratori stranieri di opporsi allo sfruttamento e agli abusi quando adeguatamente informati e supportati. “Un aspetto, questo, che dimostra quanto possa essere infondato il paradigma del lavoratore straniero disposto ad accettare qualsiasi forma di sfruttamento e abuso” dicono dai due enti.
In tale contesto, la metodologia della mediazione culturale al servizio delle istituzioni si è dimostrata particolarmente efficace, soprattutto per un ente come l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, per il quale la comunicazione e la costruzione della fiducia con i lavoratori stranieri è fondamentale.
“Fare il mediatore culturale significa trasformare uno specchio in un vetro trasparente – spiega Ablaygalo Diallo, uno dei 25 mediatori culturali del progetto impiegati su tutto il territorio italiano – Con il nostro intervento accompagniamo il lavoratore e la lavoratrice nel passaggio da una superficie che riflette solo la propria immagine a una lente trasparente che permette di vedere oltre, di entrare in contatto con altri modi di pensare e quindi di diventare più consapevoli del proprio ruolo e di quali sono i propri diritti nella realtà e nel contesto circostante”.
Un ruolo fondamentale è ricoperto dalle esperte e dagli esperti tematici e legali che hanno permesso ai mediatori di diventare un ponte tra l’ispezione e gli enti di tutela.
Dal 2019, anno di inizio della collaborazione tra Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e Ispettorato Nazionale del Lavoro, sono stati tracciati e aperti dei percorsi di collaborazione interistituzionale che hanno permesso lo sviluppo di un innovativo cambio di paradigma nell’approccio e nella metodologia di contrasto allo sfruttamento lavorativo e di tutela delle vittime.
Il 40 per cento dei casi supportati sono emersi al Nord (Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna), il 35 per cento (350) al Sud in
particolare in Calabria, Puglia e Campania e il 25 per cento al Centro. Considerando le singole Regioni, il Piemonte
distacca le altre Regioni per numero di casi emersi (239), seguita da Abruzzo (147) e Puglia (117). Il maggior o minor numero dei casi assistiti in una determinata Regione non è necessariamente indicativo di una maggiore o minore incidenza del fenomeno dello sfruttamento lavorativo in quel territorio. I dati si riferiscono alle persone che hanno consapevolmente intrapreso un percorso di emersione dallo sfruttamento lavorativo. Tale decisione è influenzata da fattori diversi ma interconnessi. Su tutti, la capacità del sistema di rispondere tempestivamente alle esigenze di giustizia e di tutela di cui ha bisogno una vittima di sfruttamento lavorativo: regolarità giuridica, impiego dignitoso, accoglienza, accesso alle misure di rimedio.
Il documento elaborato illustra le principali caratteristiche dei 1000 casi emersi e supportati: il profilo dei lavoratori e lavoratrici stranieri assistiti, il contesto di emersione, i settori economici coinvolti, la nazionalità e lo status giuridico dei lavoratori, l’area geografica di riferimento e il supporto fornito in termini di denuncia e referral a enti di tutela. Qui potete scaricare il documento