©Unhcr/Alessandro Penso

La notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023 un’imbarcazione partita dalla Turchia si spezza arenandosi a pochi metri dal litorale di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone: 94 vittime, tra cui 35 minori, e un numero imprecisato di dispersi. Un’inchiesta della magistratura è ancora in corso.

In tanti hanno risposto all’appello della Rete 26 febbraio che, in occasione del primo anniversario del naufragio, ha indetto una serie di iniziative come la fiaccolata e la veglia sulla spiaggia. Al corteo ha partecipato la segretaria del Pd, Elly Schlein. Domenica, presente anche l’ambasciatore della Repubblica islamica dell’Afganistan a Roma, Khaled Ahmad Zekriya, è stato inaugurato il Giardino di Alì, uno spazio all’ingresso della città che ospiterà 94 piante, tante quante furono le vittime, che il Comune di Crotone ha realizzato a ricordo dei morti (fonte Ansa).

“In occasione dell’anniversario del naufragio di Cutro – ha dichiarato Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli – piuttosto che preoccuparci di quanti sono i migranti arrivati e se c’è stata una flessione nelle percentuali, dovremmo interrogarci se coloro che sono arrivati hanno avuto e hanno possibilità di una vita degna, se ha senso attuare politiche dissuasive o se invece avrebbe più senso impiegare risorse perché chi arriva sia protagonista attivo del proprio futuro e della nuova comunità di vita”. “Torniamo a chiedere di fermare l’ecatombe di migranti in mare. Sia priorità mettere in atto vie legali per garantire accesso alla protezione e sconfiggere così il traffico di esseri umani. Sia priorità salvare le persone in mare, come previsto da convenzioni internazionali e diritti umani, troppo spesso calpestati con norme demagogiche contro la solidarietà, politiche strutturali e di lungo periodo che permettano di preparare i territori ad un’accoglienza diffusa di richiedenti asilo e rifugiati, affrontare il tema della migrazione nelle sue diverse componenti con responsabilità e lucidità, non strumentalizzandolo o banalizzandolo, eliminando i discorsi di odio, razzismo e xenofobia” dicono in una nota dal Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati.

L’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), l’Unhcr (l’Agenzia Onu per i Rifugiati) e l’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) si uniscono nel ricordo dei migranti e rifugiati e vittime del naufragio.

“La tragedia dell’anno scorso, così come tutte quelle che purtroppo continuano ad avvenire nel Mediterraneo, dimostrano come il salvataggio di vite debba essere la priorità assoluta per tutti gli Stati e al contempo ci ricordano come sia un obbligo comune quello di trovare più percorsi migratori legali e sicuri per le persone in movimento” afferma Laurence Hart, direttore dell’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell’Oim.

“È cruciale riconoscere che l’infanzia è stata profondamente colpita da questa tragedia, e quindi ribadiamo la necessità urgente di un approccio umanitario e coordinato a livello europeo nei salvataggi in mare. Oltre al salvataggio, occorre garantire percorsi migratori legali e sicuri per evitare ulteriori tragedie e sofferenze. È altrettanto importante fornire un sostegno completo alle persone sopravvissute, compreso il supporto psicologico, sociale e legale” dichiara Nicola Dell’Arciprete, coordinatore risposta in Italia dell’Ufficio Unicef per l’Europa e l’Asia Centrale.

“Il salvataggio è solo un aspetto, chiaramente importantissimo, di un quadro complessivo di soluzioni per affrontare in maniera umana ed efficace la gestione dei flussi migratori. Occorre rafforzare sempre più le vie sicure e legali, tra cui i corridoi umanitari e quelli lavorativi, per evitare alle persone in fuga di mettersi in mano a trafficanti senza scrupoli e consentirgli un percorso sicuro” dichiara Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.