Partecipazione, accesso ai servizi da parte degli immigrati, discriminazione e inclusione sociale su scala urbana: sono alcuni dei temi di cui si occupa Alba Angelucci, ricercatrice in Sociologia al Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università del Piemonte Orientale.

“Tra una grande città e un piccolo o medio comune, il contesto locale è molto diverso, non solo in termini di presenza di popolazione straniera, ma anche di tessuto sociale, economia locale, mercato del lavoro e servizi socio-assistenziali e sanitari offerti. Io faccio ricerche in comuni molto piccoli, praticamente aree rurali. Raggiungere un buon livello di accesso e accessibilità ai servizi socio-sanitari è un elemento che identifica un contesto integrato. Il significato di integrazione fondamentalmente è inteso in una sola direzione ovvero quello di inclusione delle persone straniere in una società ospitante ma in realtà dovrebbe essere un processo bidirezionale” spiega la dottoressa Angelucci.

I suoi studi sono iniziati nel territorio marchigiano: “Spesso i cittadini stranieri devono appoggiarsi agli enti del terzo settore. Alcuni elementi che caratterizzano la cultura e il lavoro del terzo settore dovrebbero essere inseriti non solo in emergenza ma anche in una programmazione partecipata degli interventi che preveda tutti gli attori: sanità, settore sociale, terzo settore, mondo del volontariato, rappresentanze dei cittadini stranieri”.

“Se la partecipazione della società civile è sporadica e non attiva, si rileva insoddisfazione. Il fatto che il target a cui sono indirizzati i servizi sia incluso nella programmazione è un valore aggiunto altrimenti rimane un gap nell’intercettare il bisogno e gli episodi di marginalità vengono sempre trattati in emergenza” sottolinea la ricercatrice.

Al dipartimento universitario alessandrino sta per iniziare una ricerca sull’accesso e l’accessibilità dei servizi socio-sanitari nel territorio del Cissaca (il Consorzio tra 23 Comuni dell’alessandrino per la gestione degli interventi e dei servizi socio-assistenziali), nell’Ambito territoriale sociale di Macerata e nell’Azienda speciale consortile di Avellino. Ad Alessandria l’immigrazione è ben radicata con la presenza di una popolazione straniera pari al 16 per cento (14 per cento considerando tutto il territorio del consorzio), a Macerata la percentuale scende all’8 e ad Avellino al 4. “L’offerta dei servizi è diversa, così come la rete di attori. Analizzeremo le differenze a livello normativo, il livello delle pratiche, il punto di vista degli operatori e dei cittadini stranieri. Cercheremo di mettere insieme un processo partecipativo per arrivare a un ‘libro bianco’ che sia una guida per altri territori simili”.

Rete e relazione sono concetti chiave. Nei piccoli comuni ci sono potenzialità come la relazione personale che avvicina l’istituzione ai cittadini. “Servono figure-ponte, come un consigliere comunale, straniero di seconda generazione, di un comune marchigiano di 8mila abitanti e il 10 per cento di popolazione straniera. La sua azione ha migliorato in maniera eccezionale il livello di partecipazione e il senso di appartenenza dei cittadini stranieri. Questo giovane fa da ponte grazie alle sue relazioni personali, alle sue competenze interculturali e a un alto livello socio-culturale conquistato a seguito di una grande mobilità sociale. La figura-ponte deve staccarsi dalla singola persona. È un valore aggiunto per la partecipazione. Maggiore è l’integrazione delle persone straniere, maggiore è l’accesso ai servizi, migliore è la salute, minore è la conflittualità” conclude Alba Angelucci.