foto Alessio Romenzi

“Il Decreto legge Immigrazione e Sicurezza, sul quale in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati si discute per la conversione in legge, desta grave preoccupazione poiché, tra le altre cose, modifica in senso peggiorativo due disposizioni della Legge 47/2017 sulla protezione dei minori non accompagnati”: questo l’allarme di varie organizzazioni della società civile attive per i diritti dei minori migranti (ActionAid, Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cespi Ets, Cir Onlus, Cies Onlus, Cnca, Cismai, Cooperativa Cidas, Cooperativa CivicoZero, Defence for Children International Italia, Emergency, Intersos, Medici del Mondo, Medici Senza Frontiere, Oxfam Italia, Refugees Welcome, Salesiani per il Sociale APS, Save the Children Italia, Sos Villaggi dei Bambini, Terre des Hommes Italia, Unire) che si appellano al Parlamento affinché agisca stralciando tali norme dal testo.

“Per la prima volta dalla sua emanazione, un governo ha deciso di intaccare il sistema di protezione per i minori non accompagnati rappresentato dalla Legge 47/2017, adottata ad ampia maggioranza parlamentare e alla cui progressiva attuazione hanno contribuito in questi anni le istituzioni competenti di livello centrale e territoriale, le organizzazioni della società civile e singoli cittadini e cittadine che, come tutori e tutrici volontari, famiglie affidatarie, volontari e attivisti, sostengono ogni giorno bambini, bambine e adolescenti che arrivano soli in Italia” scrivono le organizzazioni in un comunicato diffuso il 12 ottobre.
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“Contrariamente a quanto disposto dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per l’accoglienza dei minorenni soli, che deve avvenire in affidamento in famiglia o in centri loro riservati, il decreto legge in esame prevede che, in caso di indisponibilità di strutture dedicate, i prefetti possano collocare i minori migranti non accompagnati ultrasedicenni in centri per adulti, strutture di grandi dimensioni e prive degli standard stabiliti per i minorenni, dove gli stessi non avranno accesso all’assistenza legale e psicologica né a corsi di lingua italiana. Una scelta, questa, che si pone in drammatico contrasto con il principio del rispetto del superiore interesse del minore, oltre che rappresentare una grave discriminazione tra minorenni italiani e stranieri”.

Le organizzazioni ricordano inoltre che la procedura di accertamento dell’età (in deroga a quanto disposto dalla Legge 47) in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati) dovrebbe essere disposta solo in caso di “fondato dubbio” sulle dichiarazioni dell’interessato e non a discrezione delle forze di pubblica sicurezza, sulle quali tale ampia discrezionalità farebbe ricadere una responsabilità eccessiva, oltre che gravosa, nell’ambito dell’identificazione. “Questa procedura, la quale rischia di rivelarsi tutt’altro che eccezionale, unita alla permanenza in centri per adulti e ai termini ristrettissimi per presentare ricorso avverso la decisione riguardante l’età, cinque giorni, può facilmente portare al respingimento, alla detenzione e alla successiva espulsione di minori dichiarati maggiorenni per errore, aprendo le porte a un destino rischioso e a possibili gravi violazioni dei loro diritti fondamentali, in particolare per i minorenni provenienti da paesi cosiddetti sicuri e quindi sottoposti a procedure accelerate in frontiera qualora erroneamente considerati adulti. Tutto questo avviene, sorprendentemente, nonostante l’Italia sia stata condannata più volte dalla Corte europea dei diritti umani per aver collocato minorenni non accompagnati in centri per adulti e aver condotto procedure di accertamento dell’età senza garanzie procedurali sufficienti. Per chiunque abbia a cuore i diritti dei minorenni queste modifiche normative sono inaccettabili e si fa appello al Parlamento affinché vengano eliminate dal testo durante l’iter di conversione in legge” conclude l’appello congiunto delle organizzazioni.