Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio
Sono atterrati ieri mattina, martedì 26 settembre a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 48 rifugiati siriani, di cui 18 minori, che hanno vissuto a lungo nei campi profughi della regione dell’Akkar, nel nord del Libano, nella Valle della Bekaa o in alloggi precari alla periferia di Beirut. A questo primo gruppo si aggiungeranno, giovedì 28 settembre, altri 48 rifugiati, di cui 21 minori, sempre cittadini siriani, per un numero complessivo di 96 persone.
Il loro ingresso in Italia è reso possibile grazie ai Corridoi Umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri, che dal febbraio 2016 hanno portato in salvo nel nostro Paese, dal Libano, oltre 2650 persone. Complessivamente in Europa con i Corridoi Umanitari sono giunti 6500 rifugiati.
I nuclei familiari saranno accolti in 11 regioni italiane (Lazio, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto), in parte grazie ai loro parenti, giunti in precedenza coi Corridoi Umanitari e ben integrati nel nostro Paese, in parte in case messe a disposizione da famiglie italiane e associazioni. Queste ultime li accompagneranno nel percorso di integrazione, grazie all’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, all’inserimento nel mondo lavorativo. Tra le persone accolte in questi giorni, oltre a diverse persone fragili bisognose di cure, vi sono alcuni operai specializzati con la prospettiva di future assunzioni in aziende italiane.
“Mentre milioni di persone che fuggono da guerre, fame, discriminazione e cambiamenti climatici per cercare un futuro, rischiano di cadere vittime di commerci illegali e trafficanti di esseri umani, l’Italia mostra il suo volto accogliente – commenta Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – Con questo arrivo legale, per tante famiglie comincia una nuova vita, al sicuro nel nostro Paese, grazie ai corridoi umanitari, frutto della virtuosa sinergia tra istituzioni e società civile che rivela quanto sia possibile salvare vite umane e gestire in modo diffuso sul territorio nazionale l’accoglienza e l’integrazione. Una best practice riconosciuta a livello internazionale che può divenire un modello per tutta l’Unione Europea: se moltiplicati alla giusta dimensione, i corridoi umanitari possono contribuire ad affrontare, con la dovuta umanità, il fenomeno epocale delle migrazioni”.
“Oggi salutiamo e accogliamo le persone arrivate dal Libano, con i loro bagagli e le loro speranze – dichiarano Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese e Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – . Continua il nostro impegno, come chiese protestanti, per implementare questa via legale e sicura per chi fugge da situazioni insopportabili e cerca un futuro migliore. Questa esperienza ecumenica dovrebbe diventare un elemento strutturale delle politiche europee e coinvolgere tutti gli Stati membri. Di fronte alle condizioni disperate di chi non ha altra scelta se non partire, occorre implementare le vie legali di accesso all’Europa. Tra pochi giorni saremo a Lampedusa, dove siamo presenti dal 2014 con un osservatorio permanente, per ricordare la tragedia del 3 ottobre 2013 in cui morirono 368 persone, e tutte le donne, gli uomini, i bambini che purtroppo continuano a morire nel Mediterraneo. Affinché quelle morti non si ripetano, l’Ue deve garantire possibilità di ingresso rispettose dei diritti e della dignità di tutte e tutti, oltre che investire su un sistema di accoglienza che possa includere le persone arrivate”.