Una missione della Croce Rossa Italiana insieme al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha riaccompagnato a casa 18 persone fragili evacuate un anno fa da Leopoli, in Ucraina, e che ora hanno espresso il desiderio di far ritorno in patria. Per oltre un anno sono state ospitate al Cottolengo di Torino e in una residenza di Vico Canavese. Il convoglio era formato da 32 volontari, tutti appartenenti ai Comitati del Piemonte, in viaggio su nove mezzi: cinque pullmini, due vetture, due ambulanze e un furgone.

Non appena è scoppiata la guerra, il Piemonte ha attivato le procedure per l’accoglienza di chi scappava dal proprio Paese attivando un piano straordinario che ha consentito di ospitare oltre 11.700 profughi ucraini sul territorio piemontese, distribuiti fra le varie province, grazie anche al supporto di oltre 18 mila volontari. In stretto raccordo con il Consolato onorario d’Ucraina e le Prefetture, gli Enti locali hanno lavorato insieme per offrire supporto e accoglienza alla popolazione in fuga dalla guerra. In particolare oltre 2.400 tra bambini e ragazzi sono stati inseriti all’interno di un percorso scolastico e, grazie a una missione umanitaria, sono stati accompagnati in Italia numerosi bambini malati oncologici che non potevano più essere curati in Ucraina e che sono stati presi in carico dall’ospedale Regina Margherita di Torino.

Cirio si è unito al convoglio a Rzeszow, in Polonia, e ha viaggiato con il gruppo verso Leopoli, dove ha incontrato il sindaco Andrij Ivanovyč Sadovyj insieme al presidente della Croce Rossa cittadina. “Ho voluto partecipare a questa missione per testimoniare ancora una volta la vicinanza del Piemonte alla popolazione ucraina – ha dichiarato – La nostra Regione è stata la prima ad attivarsi per ospitare le popolazioni che fuggivano dalla guerra e oggi ho voluto essere al fianco di chi ha deciso di tornare a casa per far capire loro che il Piemonte non li abbandona ed è in campo con la forza solidale per supportare la popolazione ucraina che continua a subire gli effetti della guerra e dei bombardamenti che purtroppo proseguono anche nelle ultime ore. Ho portato l’abbraccio di tutto il Piemonte al sindaco di Leopoli in rappresentanza di tutta la sua comunità. Questa città conta 30 mila persone al fronte e 500 giovani hanno già perso la vita per il proprio Paese: abbiamo visitato un campo che è stato adibito a cimitero per i caduti in guerra, perché non c’è più spazio per le tombe. Leopoli – ha proseguito – è diventato un centro di cura in cui arrivano i soldati feriti in guerra: è una città che dimostra, nonostante le enormi difficoltà, il coraggio e la determinazione ad andare avanti e dove si lavora ogni giorno per salvare vite umane. Per questo siamo a disposizione per collaborare con le nostre competenze sanitarie, chirurgiche e ortopediche. Non solo, l’arrivo e l’ospitalità di tanti feriti rende necessaria un’opera di ripensamento della città nell’ottica della cura, della degenza e della riabilitazione dei feriti”.

L’amministrazione comunale di Leopoli, città di alto valore storico con numerosi edifici dichiarati Patrimonio Unesco, ha richiesto di coinvolgere le Facoltà e gli studi di architettura per collaborare insieme a riprogettarla nel rispetto delle sue caratteristiche artistiche. E il presidente Cirio ha già domandato al rettore del Politecnico Guido Saracco la disponibilità a lavorare per questo obiettivo.