È partita la sera del 23 agosto dal porto di Trapani la nuova missione di monitoraggio, ricerca e soccorso della nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans. Si tratta della diciottesima dall’ottobre 2018 per l’unica nave della flotta civile battente bandiera italiana. Questa è una missione di particolare rilevanza: per la prima volta la Mare Jonio è accompagnata lungo la sua rotta da una barca a vela di supporto organizzata dalla Fondazione Migrantes della Chiesa cattolica italiana, con funzioni di osservazione e documentazione, informazione e testimonianza.
Poche ore dopo la partenza, la missione di Mediterranea e Migrantes ha ricevuto un messaggio autografo di papa Francesco, per tramite di don Mattia Ferrari: “Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco”.
La nave Mare Jonio e la barca a vela Migrantes ha raggiunto sabato 24 agosto l’area di operazioni Sar (search and rescue) a sud di Lampedusa. Secondo i dati diffusi da Iom (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’Onu), dall’inizio di quest’anno al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo Centrale oltre 1.000 persone, mentre quasi 14 mila sono state catturate in mare e deportate nuovamente nei famigerati campi di prigionia in Libia. Secondo i dati forniti dalle stesse autorità tunisine, sarebbero invece oltre 30 mila le persone in partenza dalla Tunisia e intercettate a terra o in acqua.
“Per molte di esse il destino è stata la deportazione e l’abbandono nel deserto. A monte perciò della vantata riduzione degli sbarchi in Italia, vi è un incremento delle violenze e delle sofferenze per le persone in movimento e, in proporzione, anche del numero di vite perdute rispetto agli anni passati. È questa diretta conseguenza degli accordi stipulati dai governi italiani e dalle istituzioni europee con milizie e regimi di Libia e Tunisia” dice l’organizzazione Mediterranea Saving Humans.
“All’obiettivo prioritario della missione di salvaguardare a ogni costo ogni singola vita umana in pericolo in mare, – spiega la presidente Laura Marmorale – si aggiunge quello di impedire intercettazioni e respingimenti delle persone migranti verso porti e Paesi ‘non sicuri’, come Libia e Tunisia, dove i diritti fondamentali sono negati e la stessa incolumità delle persone è quotidianamente a rischio. Intercettazioni e respingimenti che sono aperte violazioni del diritto internazionale, umanitario e marittimo”.
Sabato 24 agosto, non appena la Mare Jonio, affiancata dalla barca a vela Migrantes, ha superato l’isola di Lampedusa, è stata raggiunta da numerose segnalazioni di imbarcazioni in pericolo in fuga dalla Libia e dalla Tunisia. In particolare, grazie ai sorvoli dell’aereo civile di osservazione Colibrì di Pilotes Volontaires, la nave di Mediterranea Saving Humans è stata in grado di trovare e intercettare una barca in legno che stava per affondare con 67 persone a bordo, tra cui 16 donne e una quindicina di bambini piccoli. Una motovedetta Sar della Guardia Costiera ha provveduto al recupero delle persone in difficoltà e le ha poi sbarcate a Lampedusa.
Nella notte tra sabato e domenica ha realizzato il suo secondo intervento di soccorso, dopo aver individuato nel buio un gommone sovraccarico di persone che si trovava alla deriva, a imminente rischio di naufragio in acque internazionali oltre 30 miglia a sud di Lampedusa. Sono state così evacuate verso la Mare Jonio 50 persone, tra cui due donne e ben 43 minori non accompagnati, in maggioranza cittadini di nazionalità etiope ma anche provenienti dal Sudan. Il gommone risultava partito quattro giorni prima da Abu Kammash e la lunga permanenza in mare aveva debilitato le persone, molte delle quali presentavano sintomi di grave disidratazione. Una motovedetta della Guardia Costiera ha trasferito i naufraghi a Lampedusa.
Con le prime luci dell’alba di domenica 25, il ponte di comando della nave ha individuato a quasi 40 miglia a sud di Lampedusa un’imbarcazione in vetroresina a rischio di affondamento. A bordo si trovavano 65 persone, tra cui 5 minori non accompagnati, di cittadinanza siriana, pakistana e bengalese, soccorse dal Rescue Team di Mediterranea. Una volta imbarcate in sicurezza sulla Mare Jonio e prestate le prime cure dal team medico-sanitario, sono risultati evidenti i segni, per la maggior parte di esse, delle violenze subite durante la permanenza in Libia.
Mare Jonio si è perciò sempre coordinata con il proprio Centro del soccorso marittimo di bandiera che per le ultime 65 persone soccorse ha assegnato il porto di Pozzallo come “luogo sicuro di sbarco”.