Oltre gli sbarchi, il volume curato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione e con il sostegno dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V, è uno studio che, alla luce di un rigoroso esame delle policy e della governance delle migrazioni in Italia nell’ultimo quarto di secolo, traccia le linee di fondo per una revisione originale delle politiche migratorie del Paese.
Analizzando l’efficacia e gli effetti delle politiche migratorie italiane a partire dal Testo Unico sull’immigrazione (l. 246/1998), con particolare attenzione alla gestione delle migrazioni economiche e alle questioni ad essa strettamente correlate, come l’integrazione e la cittadinanza, per Idos “saltano agli occhi gravi criticità, causate da procedure contorte, meccanismi disfunzionali e previsioni irrealistiche, applicati per oltre un quarto di secolo. Criticità che rendono sofferenti non solo le condizioni di vita di moltissimi immigrati, mantenendo precario il loro status giuridico anche a dispetto di un pluriennale radicamento, ma anche il tessuto sociale, economico e culturale del Paese che, pur indebolito, preclude loro una partecipazione piena e attiva, inibendo le loro potenzialità e compromettendo il loro senso di appartenenza”.
La saldatura del permesso di soggiorno al contratto di lavoro, in fase sia di primo rilascio sia di rinnovo, unita alla contestuale abolizione del permesso di ingresso per ricerca lavoro, varati dalla “legge Bossi-Fini” del 2002, “non solo ha dato un grande potere coercitivo ai datori di lavoro, e quindi la stura a gravissimi abusi, ma ha condannato moltissimi soggiornanti per lavoro a perdere il titolo, non essendo nelle condizioni di esibire un contratto in essere al momento del rinnovo del permesso. Non è un caso che la sacca di stranieri in condizione di irregolarità giuridica resti da anni fissa intorno al mezzo milione di persone”.
Solo nel 2022 gli irregolari, secondo Ismu, sono scesi a circa 458 mila (erano ancora 506 mila nel 2021), grazie agli effetti di riassorbimento della regolarizzazione del 2020, non ancora portata a termine: a maggio 2023, delle 207 mila domande presentate dai datori di lavoro 3 anni prima, soltanto 65 mila (31 per cento) avevano terminato l’iter con il rilascio di un permesso per lavoro, mentre un altro 15 per cento ha avuto un definitivo rigetto.
Non va meglio, secondo il Centro Studi e Ricerche Idos, il sistema di espulsione degli irregolari dal territorio: a fronte della sacca di 458 mila irregolari, nel 2022 quelli intercettati e raggiunti da un provvedimento di espulsione sono stati appena 36.770, di cui solo l’11,7 per cento effettivamente rimpatriato (4.304 persone), a fronte del 15,1 per cento nel 2021 e del 13,7 per cento del 2020, mentre dei migranti transitati, lungo il 2022, in uno dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) sparsi sul territorio nazionale (6.383: +45,5 per cento rispetto ai 4.387 del 2021), ad essere rimpatriati sono stati solo il 49,1 per cento.
Alla luce di una verifica fattuale delle politiche e della governance delle migrazioni economiche in Italia, Idos ha elaborato una agenda di auspicabili riforme nazionali in materia di politiche e gestione delle migrazioni, organizzata per ambiti tematici. Tra i punti più innovativi delle proposte di revisione, l’abolizione dello status di irregolarità giuridica dei non comunitari (da cui deriverebbero la decadenza del “reato di clandestinità”, l’abrogazione del provvedimento di espulsione e della detenzione amministrativa e, quindi, l’abolizione dei Centri di permanenza per il rimpatrio), da realizzare mediante l’estensione fino a 5 anni della durata dei permessi di soggiorno per lavoro e famiglia così da passare poi, senza ulteriori rinnovi, o al già previsto permesso Ue di lungo soggiorno o all’acquisizione della cittadinanza italiana per naturalizzazione.
Idos propone anche l’istituzione di un permesso annuale di reinserimento socio-occupazionale che consentirebbe l’ingresso in appositi programmi di reintegrazione e un piano di completo riassorbimento della sacca di irregolarità mediante il rilascio di tale permesso, la revisione dei meccanismi di ingresso e soggiorno per motivi di lavoro, che si basi su una programmazione triennale delle quote pienamente rispecchiante il fabbisogno effettivo del mercato, da effettuare ripristinando il permesso di ingresso per ricerca lavoro sotto sponsor (opportunamente aggiornato), connettendo la chiamata nominativa dall’estero a corsi di formazione pre-partenza da effettuare nei Paesi d’origine o di transito, ripartendo le quote annuali in sotto-quote dedicate a specifiche casistiche e abolendo sia l’ordine cronologico di presentazione delle domande di rientro nelle quote (click day) sia altri inutili obblighi previ imposti ai datori (la verifica dell’indisponibilità di lavoratori italiani presso i Centro per l’impiego e l’onerosa produzione dell’asseverazione di sostenibilità economica).
Inoltre l’acquisizione della cittadinanza italiana o per naturalizzazione, dopo 5 anni di soggiorno regolare, o, nel caso dei minorenni, alla nascita o all’arrivo in Italia, eventualmente come seconda nazionalità insieme a quella trasmessa dai genitori stranieri, con il diritto di scegliere se mantenerla o rinunciarvi quando abbiano compiuto la maggiore età invertirebbe la ratio attualmente in vigore per i neo-maggiorenni).
“Questa agenda virtuale di proposte di riforma delle politiche migratorie nazionali, che contiene vari spunti innovativi rispetto alle pur notevoli direttrici di revisione già da tempo circolanti, rappresentano – dice Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos – il risultato di una riflessione originale condotta sull’analisi scientifica del fenomeno. Con questo documento, si intende contribuire attivamente all’attuale dibattito pubblico sul tema, fornendo spunti derivanti dalla rigorosa e sistematica rilevazione, ormai ultratrentennale, degli effetti delle politiche sulla vita concreta dei migranti che arrivano e vivono in Italia”.