I minori stranieri sono a rischio di povertà o esclusione sociale nel 43,6 per cento dei casi, un valore superiore di oltre 20 punti percentuali a quella dei coetanei con cittadinanza italiana (23,5 per cento). Nel Mezzogiorno a livelli di rischio più elevati corrispondono anche differenze più ampie tra stranieri e italiani: il rischio di povertà o esclusione sociale tra i primi raggiunge il 78,2 per cento e tra i secondi il 40,9. Sono i dati diffusi dall’Istat sugli indicatori sulle condizioni di vita dei minori di 16 anni frutto di un approfondimento di analisi condotto nel 2024 nell’ambito dell’Indagine annuale su reddito e condizioni di vita.
Rispetto al 2021, anno in cui è stato svolto un analogo approfondimento sulla condizione dei minori, nel 2024 la quota di minori a rischio di povertà o esclusione sociale diminuisce di 3 punti percentuali (soprattutto nel Nord) e, tra loro, raddoppia la quota degli stranieri.
Nel Nord, la quota dei minori di cittadinanza straniera a rischio di povertà o esclusione sociale scende a un terzo, ma la distanza dal valore dei coetanei di cittadinanza italiana (9,3 per cento) rimane elevata. Rispetto al 2021, l’incidenza dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale di cittadinanza italiana diminuisce nel Mezzogiorno (40,9 per cento rispetto a 44,6 del 2021) e nel Nord (9,3 per cento rispetto al 14 del 2021) dove l’indicatore segna una contrazione rilevante anche per i minori di cittadinanza straniera (33,9 per cento rispetto a 48,6 del 2021).
Se si considera l’insieme dei minori che nel 2024 risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, il 49,2 per cento (più di un milione 17 mila bambini e ragazzi) è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno, il 12,9 per cento (più di 266 mila) è italiano e vive nel Nord; in questa ripartizione vive anche l’11,9 per cento dei minori a rischio di povertà o esclusione sociale con cittadinanza straniera (più di 246 mila minori).
Tra le famiglie con almeno un minore, quelle con un monogenitore donna che vivono in un’abitazione in affitto sono quasi il doppio di quelle in cui l’unico genitore presente in famiglia è il padre (31,8 per cento delle famiglie monogenitore donna e 16 per cento delle famiglie monogenitore uomo). La quota delle famiglie affittuarie sale al 70,7 per cento se la cittadinanza del principale percettore di reddito è straniera, a fronte del 15,2 registrato tra le famiglie con principale percettore di reddito italiano.