Il quadro demografico e sociale dell’Italia continua a presentare trasformazioni profonde, che attraversano generazioni, territori e gruppi sociali. È quanto emerge dal Rapporto annuale Istat presentato il 21 maggio a Montecitorio.

La dinamica demografica e sociale dell’Italia continua a presentare trasformazioni profonde, che attraversano generazioni, territori e gruppi sociali. La popolazione residente è in costante calo, spinta da una dinamica naturale fortemente negativa, solo parzialmente compensata da un saldo migratorio positivo.

Al 1° gennaio 2025, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 934mila unità, in lieve diminuzione (-0,6 per mille) rispetto al 1° gennaio 2024. Prosegue il processo di decremento della popolazione, in atto dal 2014 e ormai strutturale, evidenziando un calo in linea con quello del biennio precedente (-0,4 per mille nel 2023, -0,6 nel 2022).

La dinamica migratoria compensa in parte il deficit dovuto al saldo naturale negativo. Nel 2024 le immigrazioni dall’estero (435mila) sono state più del doppio delle emigrazioni (191mila) e il saldo migratorio è pari a +244mila unità. Le immigrazioni dall’estero crescono rispetto al periodo pre-pandemico a causa dei flussi di cittadini stranieri (382mila, +1 per cento sul 2023).

I cittadini stranieri e i nuovi cittadini italiani sono l’unico segmento in crescita della popolazione. Al 1° gennaio 2025, i cittadini stranieri residenti sono 5,4 milioni (+3,2 per cento sul 2024), pari al 9,2 per cento della popolazione. Gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel corso del 2024 sono 217mila, in crescita rispetto all’anno precedente (214mila).

Le previsioni demografiche indicano che l’Italia continuerà ad affrontare un calo delle nascite e un aumento della mortalità, con un saldo naturale sempre più negativo. L’incertezza sulle dinamiche migratorie, che potrebbero contribuire a contrastare la crisi demografica, rimane alta, legata a fattori economici e geopolitici. La popolazione residente in Italia, secondo lo scenario mediano, è destinata a diminuire, passando da circa 59 milioni al 1° gennaio 2023 a 58,6 milioni nel 2030 e a 54,8 milioni nel 2050.

L’abbandono scolastico precoce, seppur in calo, rimane una criticità. Nel 2024, il 9,8 per cento dei giovani tra 18 e 24 anni lascia il sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un titolo secondario superiore. Il fenomeno è più diffuso tra gli uomini (12,2 per cento), nel Mezzogiorno (12,4 per cento) e tra i giovani con cittadinanza straniera (24,3 per cento).

Il lavoro resta la principale motivazione migratoria. Negli ultimi anni, i vantaggi occupazionali degli stranieri si sono attenuati e oggi il loro tasso di occupazione è simile a quello degli italiani dalla nascita. Tuttavia, la vulnerabilità lavorativa resta più alta tra gli stranieri. Il 29 per cento degli stranieri occupati ha un lavoro a tempo determinato e/o part-time involontario, contro il 24 per cento dei naturalizzati e il 17 per cento degli italiani dalla nascita.

La povertà assoluta colpisce in modo molto più marcato le famiglie composte solo da stranieri. Nel 2023 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie di soli cittadini stranieri è pari al 35,1 per cento (circa 569mila famiglie), contro il 6,3 per cento tra le famiglie composte esclusivamente da cittadini italiani.

Qui potete scaricare il Rapporto annuale 2025