In base ai dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, durante l’anno scolastico 2022/2023 il numero di alunni con cittadinanza non italiana sul territorio nazionale ha superato per la prima volta le 900mila unità e l’11 per cento d’incidenza sul totale degli alunni. In media, ha cittadinanza straniera più di un alunno su nove (fino all’anno scolastico precedente erano uno su dieci), senza considerare coloro che sono già divenuti italiani né chi è italiano con un background familiare di migrazione. Lo evidenzia la Fondazione Ismu, Iniziative e Studi sulla Multietnicità.
I nati in Italia rappresentano ben più della metà degli iscritti con cittadinanza non italiana (65,4 per cento), e presentano forti differenze se si guarda alle nazionalità: per esempio, l’89,5 per cento degli alunni cinesi sono nati nel nostro Paese (generalmente meno di altri acquisiscono la nazionalità del Paese di emigrazione) contro, all’estremo opposto, il 26,6 per cento degli ucraini (a conferma di una più forte incidenza di flusso recente che ha prodotto meno seconde generazioni rispetto ad altre nazionalità).
Inoltre, l’aumento degli alunni con cittadinanza non italiana dagli 872mila dell’anno scolastico 2021/2022 ai 915mila del 2022/2023 ha sfiorato il 5 per cento in termini relativi e ha rappresentato la maggiore crescita annuale degli ultimi tempi. Infatti, nell’ultimo decennio l’incremento annuale era stato al massimo di poco superiore al 2 per cento. Tre anni fa vi era stata una diminuzione e l’anno successivo la ripresa non raggiunse nemmeno il punto percentuale.
Raddoppiati gli studenti ucraini
Più di metà di quest’ultimo aumento annuale è attribuibile alla forte crescita della presenza ucraina nelle scuole italiane avvenuta fra il 2021/2022 e il 2022/2023: gli alunni ucraini sono più che raddoppiati (da 20mila a 43mila), mentre ad esempio i rumeni, che erano primi in graduatoria, sono diminuiti da 152mila a 149mila. Anche al netto dell’incremento ucraino, si tratta comunque del massimo aumento decennale pure per il complesso delle altre cittadinanze.
Il dato è interessante perché, a fronte di un aumento annuale di 23mila alunni, durante il 2022 la crescita di stranieri residenti di età inferiore ai 20 anni è stata inferiore alle 8mila unità (all’incirca un terzo), e in età compresa fra i 5 e i 14 anni inferiore alle 5mila, che significa un maggior inserimento scolastico più che un effetto di maggiore iscrizione anagrafica. In entrambi i casi si tratta di valori inferiori rispetto al numero di minori in fuga dalla guerra entrati in Italia durante il 2022, che sono stati molti di più e cioè 49mila.
Aumenta la componente femminile
Durante l’anno scolastico 2022/2023 si è toccata la massima quota femminile all’interno della componente di alunni con cittadinanza non italiana, quantomeno con riferimento all’ultimo decennio, con un ultimo valore del 48,4 per cento contro i livelli negli anni precedenti sempre inferiori al 48,2 per cento. Le alunne straniere hanno, a qualsiasi età, tassi di ritardo inferiori a quelli dei coetanei maschi, fino a un divario massimo di quasi 12 punti percentuali tra i diciottenni (47,4 contro 59 per cento). Nelle scuole secondarie di secondo grado la componente femminile tra i non italiani rappresenta in media la maggioranza assoluta (50,1 per cento), diversamente da quanto accade negli ordini di scuola inferiori, giungendo fino a toccare l’87,4 per cento nei licei delle scienze umane e l’81,1 per cento in quelli linguistici, ma anche il 76,8 per cento nei licei classici, il 73,4 per cento in quelli artistici. L’incidenza femminile resta comunque alta anche nei licei scientifici (57,4 per cento), mentre risulta minima nei professionali industria e artigianato (15,4 per cento).