Elisa Domanico, Francesco Farina, Iris Scaramozzino, Mara Alacqua

Prosegue l’impegno della Prefettura di Alessandria nel promuovere una gestione del fenomeno migratorio territoriale sempre più partecipata e attenta ai bisogni radicati ed emergenti. Lunedì 13 maggio si è tenuto il primo tavolo di lavoro dedicato alla salute mentale, alla presenza di referenti dei servizi sanitari, dei servizi sociali e degli enti gestori di progetti di accoglienza Cas e Sai di richiedenti asilo e rifugiati della provincia di Alessandria.

Il progetto Agoral, promosso dalla Prefettura di Alessandria con fondi Fami, giunto alla sua terza edizione, sviluppato in partnership con l’Associazione Cambalache, l’Associazione Cultura e Sviluppo, la Cooperativa Sociale Coompany& e la Cooperativa Codici, metterà in campo nuovi servizi e attività per far fronte al crescente fenomeno di disagio psicologico e sociale dei migranti inseriti nel sistema di accoglienza provinciale per richiedenti asilo, minori stranieri non accompagnati e rifugiati.

“L’obiettivo di questa azione è dare un supporto al territorio per i bisogni psicofisici della popolazione migrante in provincia. Attualmente nei nostri centri di accoglienza sono ospitate 1200-1300 persone – ha spiegato in apertura dell’incontro Francesco Farina, viceprefetto aggiunto e dirigente dell’area Tutela dei diritti civili, cittadinanza e immigrazione – già all’arrivo dei migranti viene valutata la vulnerabilità, poi nei territori c’è necessità di proseguire l’assistenza”.

Un’equipe multidisciplinare sarà a supporto dei Cas provinciali per l’accompagnamento ai servizi del territorio. “Intercettare in modo tempestivo i bisogni consente di evitare i problemi successivi per il bene dei beneficiari e della collettività, perché quando l’accoglienza termina le persone in difficoltà rimangono sul territorio ” ha detto ancora il viceprefetto Farina.

Iris Scaramozzino, funzionario assistente sociale della Prefettura di Alessandria e responsabile del progetto, ha ricordato che Agoral non fa azioni dirette sulle persona ma serve a potenziare con azioni di capacity building il sistema territoriale dei servizi. “L’equipe sarà un ponte tra il mondo dell’accoglienza e il mondo dei servizi che accompagni le persone nelle loro fragilità”.
Da un lato, infatti, si rafforzerà la sinergia tra i sistemi sanitario, socio-assistenziale e dell’accoglienza per l’identificazione, emersione e presa in carico precoce di migranti con vulnerabilità riconducibile a fattori psicologici, sociali e/o sanitari, promuovendo una metodologia di lavoro condivisa e interistituzionale e la costituzione di una rete territoriale per la tutela del diritto alla salute dei cittadini stranieri. Dall’altro, si sosterranno i servizi sanitari e socio-assistenziali pubblici e gli operatori del privato sociale nella gestione di casi di vulnerabilità tra i richiedenti asilo in accoglienza, offrendo agli enti gestori Cas strumenti operativi per identificare precocemente condizioni di disagio e attivando servizi di assessment e interventi di presa in carico specialistica individuale articolando interventi di tipo sanitario e/o sociale e/o educativo.

Mara Alacqua, presidente di Cambalache, ha ricordato che per la gestione di tali servizi, la Prefettura, in collaborazione con l’associazione, ha attivato un’equipe multidisciplinare dedicata, composta da tre psicologi, un’assistente sociale, un’educatrice e una mediatrice linguistica e culturale. Il progetto si estende da maggio 2024 a giugno 2025.

Il fenomeno del disagio psico-sociale dei migranti di recente arrivo sul territorio sarà indagato anche a livello più ampio, organizzando due focus group con gruppi misti di migranti inseriti in strutture di accoglienza per rilevare i loro bisogni di salute psicofisica e benessere sociale e le aspettative sul ruolo dei servizi di accoglienza e sociosanitari. Infine, sarà organizzato un workshop di approfondimento sulla salute mentale dei migranti per potenziare/aggiornare le competenze di operatori pubblici di servizi sanitari e socio-assistenziali e operatori del privato sociale.

Elisa Domanico, la psicologa che ha il ruolo di supervisione e coordinamento tecnico-scientifico del progetto, ha spiegato come l’esperienza del migrante sia caratterizzata da una condizione sospesa e incerta in cui la persona si colloca tra due società e forme di cultura diverse. “Chi oltrepassa i ‘confini’ non attraversa solo i confini geografici ma anche quelli culturali e inevitabilmente psicologici. Tuttavia, questa condizione di sospensione non preclude necessariamente la possibilità di sentirsi parte di una comunità più ampia, anche se ciò non è affatto facile”.

L’esposizione a guerre, torture, persecuzioni e violenza prima della migrazione, il viaggio, le procedure di asilo, la separazione dalla famiglia di origine, la discriminazione e l’accoglienza precaria sono fattori di rischio per lo sviluppo di psicopatologie.

Le scarse competenze linguistiche, le preoccupazioni familiari, la solitudine, l’isolamento sociale, la discriminazione, le condizioni di vita e di lavoro e fattori socio-economici, culturali e ambientali generali sono stati individuati come fattori di rischio o di protezione post-migratori per la salute mentale. Il sistema di accoglienza ha la possibilità e la responsabilità di individuare e prendersi cura dei casi di vulnerabilità al fine di evitare la progressiva cronicizzazione della sintomatologia e la conseguente interferenza con il processo di integrazione.

Il progetto Agoral 3 intende sistematizzare e rafforzare le risorse presenti nel sistema di accoglienza, colmare i gap di risorse nel sistema Cas emersi con il nuovo capitolato e sostenere gli operatori nel referral ai servizi sul territorio.

Il questionario Protect è uno strumento di screening per la valutazione di un eventuale stato di vulnerabilità psicologica che mira a facilitare il riconoscimento precoce delle persone che hanno subito esperienze traumatiche, ad esempio vittime di tortura, violenza psicologica, fisica o sessuale. Protect facilita la presa in carico multidisciplinare con interventi mirati, cercando di ridurre il rischio di deterioramenti e cronicizzazioni e deve essere somministrato a tutte le persone accolte nei Cas adulti arrivati nel centro da almeno 60 giorni e maggiori di 15 anni.

I casi di “rischio medio” o “rischio elevato” saranno oggetto di approfondimento da parte dell’equipe di Agoral 3 durante incontri di counseling negli enti gestori dei Cas. Se ritenuto necessario, saranno proposti un assessment mirato ed eventualmente una presa in carico da parte dell’equipe di progetto. La presenza di un “rischio basso” non esclude la possibilità che il richiedente asilo abbia vissuto esperienze traumatiche. I sintomi potrebbero insorgere successivamente, pertanto è richiesto che a distanza di 6 mesi venga effettuata una nuova somministrazione del questionario.

Giacomo Bo dell’Oim ha presentato Ri.vol.are in re.te, del quale è referente per il Piemonte. Il progetto intende garantire e promuovere l’accesso al Ritorno Volontario Assistito e Reintegrazione di cittadini di Paesi Terzi presenti in Italia, regolari e irregolari, inclusi i vulnerabili, che decidono di tornare a casa volontariamente. 

Il programma garantisce counselling ad ogni migrante richiedente il ritorno, organizzazione del trasferimento di 2500 migranti, assistenza al rilascio dei documenti di viaggio e assistenza aeroportuale alla partenza e, laddove necessario, in transito e all’arrivo, una indennità di prima sistemazione pari a 615 euro in contanti prima della partenza o immediatamente dopo l’arrivo nel paese di origine, un contributo in beni e servizi, per la realizzazione di progetti di reintegrazione, pari a 2.000 euro per i singoli e i capi famiglia e 1.000 euro per i familiari a carico, assistenza all’elaborazione e implementazione dei Piani Individuali di Reintegrazione Il progetto, attivo dal 2 gennaio 2024, avrà una durata di 3 anni e sarà gestito dall’Ufficio di Coordinamento dell’Oim per il Mediterraneo. Qui le informazioni sul progetto

Samantha Arcari dell’Enaip di Alessandria ha presentato i corsi in avvio. “Si tratta del programma Gol, ovvero garanzia di occupabilità dei lavoratori, e i corsi sono gratuiti”. Per accedervi è necessario essere iscritti al Centro per l’Impiego, aver sostenuto presso il Centro per l’Impiego un colloquio di definizione dello specifico livello di occupabilità (profilazione). Qui le informazioni sui corsi

Fabio Scaltritti e Chiara Poggio della Comunità di San Benedetto al Porto hanno presentato Common Ground, un progetto che coinvolge alcune regioni del nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Liguria, Veneto) e vede il Piemonte come capofila per il contrasto al traffico di esseri umani finalizzato allo sfruttamento lavorativo. Il progetto prevede interventi informativi per la prevenzione dello sfruttamento lavorativo, assistenza e protezione alle vittime, reinserimento socio-lavorativo, azioni di vigilanza e contrasto del fenomeno. Alla Casa di Quartiere di Alessandria, in collaborazione con Piam di Asti e la supervisione della Regione e dell’Ires Piemonte, è attivo uno sportello multidisciplinare che comprende anche operatori di Asgi, Centro per l’Impiego, Ispettorato del Lavoro ed enti di formazione. Vengono attivati corsi di formazione negli ambiti dell’agricoltura, della ristorazione, dell’edilizia e della logistica, un settore in forte espansione per Alessandria. L’accordo con Isral consente di avere a disposizione mediatori culturali e linguistici. “Una volta accolte le persone, ci occupiamo anche di capire se esiste sul territorio una possibilità di reimpiego e reinserimento lavorativo e sociale sul territorio locale o regionale” ha detto Scaltritti. Qui tutte le informazioni