immagine dal sito di Human Rights Watch

“La polizia croata respinge in modo sistematico e spesso violento rifugiati, richiedenti asilo e migranti verso la Bosnia ed Erzegovina, senza valutarne le richieste di asilo o le necessità di protezione” afferma Human Rights Watch in un rapporto pubblicato nei giorni scorsi. Le 94 pagine del rapporto Like We Were Just Animals: Pushbacks of People Seeking Protection from Croatia to Bosnia and Herzegovina (Trattati come animali: respingimenti di persone in cerca di protezione dalla Croazia alla Bosnia ed Erzegovina) pubblicato da Human Rights Watch fanno luce sui respingimenti effettuati dalle autorità croate, che riguardano anche minori non accompagnati e famiglie con bambini.

Human Rights Watch riferisce che “è una pratica tuttora in corso malgrado le smentite ufficiali, le presunte attività di monitoraggio e gli impegni reiterati e mai mantenuti a rispettare il diritto d’asilo e le altre norme sui diritti umani. Per la polizia di frontiera, è pratica comune sequestrare o distruggere telefoni cellulari, denaro, documenti di identità e altri effetti personali, oltre a sottoporre adulti e bambini a trattamenti umilianti e degradanti, e in alcuni casi razzisti”.

“I respingimenti sono da tempo una procedura standard per la polizia di frontiera croata, mentre il governo inganna le istituzioni dell’Unione europea nascondendosi dietro parole vuote e vane promesse” ha detto Michael Garcia Bochenek, avvocato senior di Human Rights Watch per la divisione diritti dell’infanzia e dei minori e autore del rapporto. “Questi deplorevoli abusi devono finire, così come l’ambiguità delle istituzioni che li avallano”.

Human Rights Watch ha intervistato più di 100 persone, tra cui oltre 20 minori non accompagnati e 24 genitori con i figli al seguito, che hanno descritto respingimenti spesso brutali, avvenuti anche nello scorso mese di aprile. Alcuni hanno raccontato di essere stati respinti decine di volte dalla polizia croata, che ha sempre ignorato le loro richieste di asilo. Nella maggior parte dei casi, le autorità croate negano ogni responsabilità per i respingimenti. Il Ministero dell’Interno croato non ha risposto alla richiesta di Human Rights Watch riguardante un incontro o un commento sul contenuto del rapporto.

La Croazia, uno degli stati membri situati sui confini esterni dell’Unione europea, a gennaio 2023 è entrata nell’area Schengen, all’interno della quale normalmente sono consentiti gli spostamenti senza controlli alla frontiera. Nei mesi che hanno preceduto questa decisione, la polizia di frontiera sembrava aver ridotto i respingimenti e contenuto l’uso della violenza. Tuttavia, le indagini di Human Rights Watch svelano che già a marzo queste pratiche erano ricominciate con la stessa frequenza di prima.

Tra gennaio 2020 e dicembre 2022, il Danish Refugee Council ha registrato quasi 30.000 respingimenti. Circa il 13 per cento di quelli avvenuti nel 2022 riguardavano minori soli o con le famiglie. Il Paese d’origine più rappresentato è l’Afghanistan.

Human Rights Watch esorta le autorità croate a interrompere immediatamente i respingimenti e le espulsioni collettive verso la Bosnia ed Erzegovina. Invita inoltre gli altri Paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia e la Slovenia, a non trasferire persone in Croazia finché quest’ultima non cesserà le espulsioni collettive e non garantirà il rispetto del diritto d’asilo. Anche la Commissione europea dovrebbe richiedere alle autorità croate di porre fine ai respingimenti e alle altre violazioni dei diritti umani commesse alle frontiere e pretendere informazioni concrete e verificabili sulle azioni intraprese per indagare sulle violazioni ai danni di migranti, richiedenti asilo e rifugiati.

“I respingimenti non devono diventare la norma -afferma Bochenek – Le istituzioni comunitarie devono mostrarsi ferme nel chiedere conto alla Croazia di queste violazioni sistematiche del diritto dell’Unione europea e delle norme internazionali”.

Qui potete leggere un riassunto del report in italiano

Qui potete scaricare il report completo (in inglese)

Vai al sito di Human Rights Watch