Dopo due anni di pandemia, il 2022 doveva essere un anno liberatorio. E invece è arrivata, imprevedibile, la tempesta. L’invasione russa dell’Ucraina ha lasciato tutta la comunità internazionale attonita. L’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, riconosciuto tra i più prestigiosi think tank dedicati allo studio delle dinamiche internazionali, ha pubblicato il dossier Il mondo nel 2023. Quiete dopo le tempeste… Really?
Vi segnaliamo alcuni capitoli di particolare interesse sul tema delle migrazioni. Nell’approfondimento dedicato all’Ucraina, l’autore Mikhail Minakov spiega che gli scenari principali della guerra nel 2023 sono due: l’ingresso in una fase di conflitto militare prolungato o il raggiungimento di un qualche tipo di accordo di pace instabile. Il protrarsi della guerra comporterà un’escalation del numero di vittime tra civili e combattenti, la distruzione degli insediamenti ucraini, delle infrastrutture fondamentali, dell’industria e del sistema energetico. In questo scenario, l’emigrazione dall’Ucraina verso l’Europa e la Russia continuerà a crescere, mentre coloro che sono emigrati nel 2022 dovranno rivalutare il progetto di tornare presto a casa. Se i bombardamenti cessassero, almeno una parte dei 10 milioni di rifugiati ucraini potrebbe anche avere la possibilità di tornare nel proprio Paese. Qui potete leggere il capitolo completo
La sezione Crisis to watch è dedicata proprio al tema delle migrazioni. Il rapporto annuale Global Trends pubblicato nel 2022 dall’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) evidenzia un aumento delle migrazioni forzate che hanno interessato 89 milioni di persone nel mondo. L’Unhcr ha rilevato anche che il numero di rifugiati che hanno ricevuto protezione internazionale come gruppo o in seguito a una decisione favorevole in materia di asilo, è di 21,3 milioni di persone nel dicembre del 2021. Nell’arco di quattro anni, dalla fine del 2017 alla fine del 2021, il numero di rifugiati nel mondo è aumentato solo di 1,4 milioni e una delle ragioni principali di questo aumento è stata la nascita ogni anno di circa 350 mila figli di rifugiati.
Secondo gli autori, Gerald Knaus e Pascal Franz, la narrazione della “pressione migratoria” sembra suggerire che la nostra epoca sia caratterizzata da un costante aumento dei rifugiati, a causa delle tendenze demografiche e degli esodi provocati dal cambiamento climatico. Ma questo è fuorviante. La variabile più importante che lo determina è la politica dei governi che cercano di bloccare gli attraversamenti irregolari dei loro confini. I conflitti o i disastri naturali provocano gli spostamenti ma non determinano se gli sfollati siano poi in grado di lasciare il loro Paese, anche quando lo desiderano.
Per quanto riguarda il numero dei rifugiati ucraini nel 2023, tutto dipende dall’esito della guerra. Le democrazie europee potrebbero trovarsi ad affrontare una pressione causata dai rifugiati come non si vedeva dagli anni Quaranta del secolo scorso. Qui potete leggere il capitolo completo
Tra le buone notizie per iniziare il 2023, l’Ispi rileva la risposta europea all’esodo di 5 milioni di ucraini. Anche Paesi che finora avevano preferito chiudere le frontiere hanno fatto la loro parte. Su tutti la Polonia che ha accolto più rifugiati dall’Ucraina di qualsiasi altro Paese europeo.
Qui potete leggere e scaricare il dossier Il mondo nel 2023. Quiete dopo le tempeste… Really?