Dopo aver percorso i deserti del Niger lungo il cammino di chi tenta di arrivare al Mediterraneo, Francesca d’Aloja e Edoardo Albinati hanno partecipato a nuove missioni dell’Agenzia Onu per i Rifugiati-Unhcr, percorrendo qualche tratto della famigerata “rotta balcanica”, che dal Medio Oriente conduce verso le nostre frontiere. È un percorso irto di pericoli, ma chi sta fuggendo dalla miseria e dalla guerra (il più delle volte da entrambe) lo affronta come unica possibilità per conservare la vita o costruirsene una migliore.

Su queste piste rischiose, attraverso foreste, fiumi, lande desolate e confini spesso difesi in modo feroce, sono passati a centinaia di migliaia negli anni recenti, provenienti dalla Siria devastata, ma anche da Paesi molto più lontani: viaggi che durano mesi o anni, spesso costellati da sofferenze e umiliazioni, da trappole, inganni e brutalità che noi stentiamo a immaginare. Eppure, malgrado le ferite fisiche e morali inflitte loro lungo il cammino, i protagonisti di questo reportage rivelano sempre una sorprendente forza vitale e l’ostinazione di chi sta solo cercando di riconquistarsi un minimo di dignità.

Dopo l’Africa narrata nel 2018, in Otto giorni in Niger, ritroviamo d’Aloja e Albinati alle frontiere che separano Macedonia del Nord, Serbia, Romania e Ungheria, Slovenia e Italia, e infine tra le montagne piemontesi, dove migranti e rifugiati diretti in Francia tentano forse l’ultimo passaggio. In Vite sospese, edito da Baldini+Castoldi nel 2022, senza alcun pietismo né partito preso, gli autori hanno raccolto le voci di chi ha tentato ripetutamente il “game” – il gioco rischioso di attraversare frontiere ostili – e decine di volte sono stati respinti: racconti impressionanti da leggere oggi, quando quelle stesse frontiere europee si sono aperte per accogliere, calorosamente, i profughi della guerra in Ucraina. Ma dalle quinte di questo libro si affacciano anche altri personaggi, altrettanto ostinati: sono tutti coloro che si adoperano per soccorrere, accogliere, curare.

Francesca d’Aloja è una scrittrice, attrice e regista. Dopo varie esperienze teatrali si è dedicata al cinema lavorando con registi come Ferzan Özpetek, Ettore Scola, Claudio Caligari e Marco Risi. Debutta nella narrativa nel 2007 con il romanzo Il sogno cattivo, a cui fanno seguito Anima viva (2015), Cuore, sopporta (2018) e Corpi speciali (2020). Edoardo Albinati lavora da molti anni come insegnante nel carcere di Rebibbia. Nel 2002 e 2004 ha svolto missioni per l’Unhcr in Afghanistan e in Ciad. Tra i suoi libri Maggio selvaggio, Orti di guerra, Tuttalpiù muoio (scritto con Filippo Timi), Vita e morte di un ingegnere, Un adulterio. Con La scuola cattolica ha vinto il premio Strega 2016.